La situazione in cui versa Roma, dopo le dimissioni del Sindaco Ignazio Marino, è sconvolgente. Non funziona più nulla. L’AMA è in grave difficoltà, la metro e gli autobus passano solo a volte, i vigili urbani sono scomparsi, i giardini non vengono più curati, interi quartieri sono al buio, l’ACEA sta applicando rappresaglie nei confronti degli utenti che abbiano un ritardo anche di solo una settimana nei pagamenti, le strade sono abbandonate a se stesse, nemmeno le riparazioni straordinarie ci sono più. Il Commissario non ha la capacità di gestire nulla, gli Uffici Comunali, che sono il vero cancro dell’Amministrazione Capitolina, fanno come pare loro – ovvero fanno solo in cambio di dazioni illegali o facendo calare dall’alto una magnificenza di scuola borbonica. La violenza nelle strade è aumentata, specie nei quartieri in cui i cittadini italiani in miseria sono aumentati e sbroccano. La violenza sconsiderata della propaganda di destra reazionaria filo-borghese (PD, Alleanza Nazionale, NCD, Forza Italia, Lista Marchini) e di quella filonazista (Casapound, Grillini, organizzazioni criminali di base) terrorizza molta gente ed é senza nessun contrasto. Si va verso le elezioni in una condizione di sfacelo per me incomprensibile. In questo modo vinceranno i Grillini, lo credo possibile e spaventoso al contempo, ma non capisco l’atteggiamento dei partiti di estrema destra, dal PD a Forza Italia, che non hanno né programmi, né voci, né sostanza, né strategia. La fine dell’attivismo politico di quartiere ha annientato la speranza di una vigilanza democratica sulla catastrofe cittadina. Le condanne miti per le inchieste sulla corruzione e la contiguità con il crimine organizzato rendono chiara la tendenza a lasciar cadere la città in mano alla violenza più bruta. Lo storytelling renziano, una volta ancora, commisto allo sbardellismo del PD romano ed alla connivenza tra dipendenti comunali, politici e lobbies criminali, sta trasformando la città in un laboratorio fantascientifico di stampo sudamericano. I vagiti radicali, in questo silenzio, pur condivisibili, mostrano che non esiste più un referente – quello che una volta chiamavamo: il cittadino, e che ha lasciato il posto a non si sa cosa.

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