L’Unione Europea ci ha chiesto di vendere i nostri assets. Padoan ha detto che lo faremo. Qualunque altro argomento, di fronte a questo, è una sciocchezza che serve a non far capire quanto sia grave – politicamente – la situazione. Quelli in lista sono: il 12,55% + 30,54% (via ENI) di Saipem, il 28,98% di Snam, il 25,08% di Italgas, il 29,85% di Terna, il 100% di CDP Immobiliare, il 100% di Syndial, un ulteriore 15% di Poste Italiane, il 20% di Fincantieri, il 20% di Fintecna, il 30,2% di Leonardo (ex Finmeccanica). Mi dispiace, ma la gazzarra in Senato, le solite minacce fasciste dei Grillini infuriati per le rivelazioni della stampa, lo “Ius Soli”, i vaccini, la firma di Donnarumma sul contratto proposto dal Milan, il possibile divorzio di una velina del marito di Maurizio Costanzo, le possibilità (speranze) che gli Stati Uniti riescano ad ottenere l’impeachement contro Donald Trump… tutto ciò è irrilevante di fronte alla prospettiva che l’Italia, invece di vendere Alitalia, il Gabibbo, Ligabue, l’Inter, il Milan e Bruno Vespa ai Cinesi, venda quegli assets che producono rimesse fiscali e posti di lavoro. Il fatto che queste affermazioni arrivino nel giorno del nuovo accordo strangolagrecia, è macabro. E siamo tutti distratti da altro, come al solito.

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