La possibile uscita del Regno Unito dall’Unione Europea ci lascia di fronte ad una serie complessa di considerazioni. Dal punto di vista tecnico, Londra perderà alcuni rilevanti vantaggi industriali e fiscali e (forse) riceverà un danno sul piano occupazionale e sulla solidità finanziaria. Per chi non è britannico sarà più difficile andare a lavorare oltre Manica, ma il capitale straniero sarà ugualmente il benvenuto, anche perché la piazza finanziaria, oggi, contribuisce al PIL per il 73,4% (dati 2014), ovvero con 1808 miliardi di Euro. Di questi, oltre la metà (56,1%) è di proprietà di aziende o individui stranieri, ma a ciò si deve aggiungere che oltre un terzo del capitale restante (circa 422,2 miliardi di Euro) appartiene a società britanniche che sono controllate o partecipate da proprietari esteri. In una frase: senza soldi stranieri, il Regno Unito viene cancellato dalla carta geografica, ed i 65 milioni di abitanti potrebbero solo mangiarsi l’un l’altro, per giunta al buio, al freddo, senz’acqua. Ma c’è una cosa fondamentale da sapere. Di questi 1200 miliardi di Euro, che sostengono il Regno Unito, solo il 14,9% viene dai Paesi dell’Unione Europea. L’Unione è un partner commerciale importante soprattutto per la forza lavoro a basso costo ed a rapida integrazione. L’importanza, per il Regno Unito, di restare nell’Unione Europea, è quello di restare parte di un mercato enorme – come del resto ha già detto Barack Obama, fregandosi le mani. Oltretutto Londra non fa parte dell’Euro, quindi… Insomma, ho l’impressione che la Brexit non creerebbe nessun terremoto, in nessun luogo, perché il terremoto in atto è un altro, e di questo non parla nessuno. Il fatto che il costo del denaro, e di conseguenza i tassi di interesse, siano stati praticamente azzerati, ha cancellato la sostanza classica del sistema bancario – ovvero il credito. I soldi in più sono quasi esclusivamente usati per coprire gli ammanchi di cassa, che sono spaventosi, causati dall’esplosione seriale di bolle speculative. E la circolazione di questi soldi è estremamente limitata (ovvero, non aiuta la “gente”) e crea paradossalmente un acuirsi della crisi, perché non aumenta la fiducia, continua a far restringere i mercati, ha azzoppato i Paesi in via di sviluppo. Questo è il problema. La crisi del 2008 non è stata assorbita, e la recessione che sta iniziando in queste settimane è di molto peggiore, perché non può appoggiarsi all’Africa, all’Asia, al Sudamerica, e vede contestualmente Cina, Russia e Stati Uniti (come l’Unione Europea) in ginocchio. Dibattere sulla Brexit è importante, si tratta comunque di fatto un segnale politico. Per noi italiani, è una pillola dura da mandare giù, visto che negli ultimi dieci anni quasi il 4% della popolazione italiana si è trasferita lì e, purtroppo, dato che da noi arrivano troppi pochi stranieri, questo crea problemi economici seri. La diminuzione della popolazione contrae il mercato commerciale italiano, che viene sostenuto quindi concedendo vantaggi sleali ad imprese straniere (e voi salvinidi ve la prendete solo con i cinesi…) ed accettando il nero, dove si può. Il nero, come i proventi della criminalità organizzata, non ha alternative efficienti nel brevissimo periodo, che è l’unico periodo che la politica riesca ancora più o meno a percepire. Per giunta l’Unione Europea continua a trattare il TTIP, che è un suicidio incomprensibile. Orbene, mi annoia discutere di mistica e di segnali politici e culturali, mentre la nave affonda. Per alcuni sarà magari anche bello affogare senza perdere la calma, perché l’intera politica mondiale sta affogando e non sa cosa fare. Io preferirei non affogare. So bene che Grillini, Renziani, Fascisti e Leghisti, invece, diano volentieri l’impressione di godere nel veder morire tutti. Quindi? Quindi bisogna cambiare prospettiva. Il problema dell’Unione Europea è strutturale, ed assomiglia a quello che Ugo La Malfa, oltre 50 anni fa, aveva identificato come il problema dell’Italia – il pullulare di strutture intermedie decisionali che costano soldi, sono opache, e perseguono interessi locali che divergono da quelli collettivi. Il problema non è l’Europa, ma gli Stati Nazionali, che vanno cancellati. E’ superficiale dire che Angela Merkel faccia gli interessi della Germania perché è una patriota. Angela Merkel viene votata da quegli 80 milioni di persone e fa i loro interessi, per lei la UE è una controparte, tutto qui. Lo stesso vale le amministrazioni locali quando si confrontano con lo Stato italiano. Se Angela Merkel fosse il cancelliere d’Europa, votata dalla maggioranza degli Europei, farebbe gli interessi di tutti, o verrebbe rispedita a calci a casa. Juncker invece, votato soltanto di propri sodali, fa gli interessi delle lobbies finanziarie, che sono più forti della politica, e taglia e cuce con gli interessi delle multinazionali, che sono più forti della politica. Noi discutiamo di calcio, mentre in campo ci sono due squadre di pallavolo, e noi non siamo stati invitati nemmeno come spettatori. La partita, quella vera, quella del TTIP, la stiamo perdendo, e costerà non solo decine di milioni di posti di lavoro, ma la morte di milioni di persone. La morte fisica. Ma no, noi ascoltiamo i deliri locali, e facciamo finta di crederci, nella superstizione che i problemi si risolvano da soli. Maledizione.

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