Cinquanta anni fa, in questi giorni, la mia mamma e Nonna Ueh (come la chiamavamo noi) cambiavano profondamente e per sempre la mia vita. Le prime note in minore, sulla sera di Londra fumosa e le lucine che si accendevano, incendiarono nel mio cuore un amore che mi struggerà fino al mio ultimo alito di vita: quello per Mary Poppins. Lei, che mi insegnò che la vita reale perde sempre contro la fantasia; che i sogni si avverano con la forza dell’immaginazione, l’ostinazione, la passione; che l’amore è impossibile, perché lei se ne andrà sempre e comunque col cambiare del vento, e che l’unica cosa che te ne resterà sarà un pomeriggio d’incanto passato a ballare con i pinguini ed a bere del tea. Per il resto imparai che ci si aspettava da me tutta una serie di cose che, ovviamente, non sapevo fare. Ma che ero sicuro che avrei fatto, perché da allora, e per sempre, la vita senza Mary Poppins non ha avuto senso. Mi accorsi subito che, dietro la facciata, lei fosse dolce, folle, malinconica e ferita, come nella sua frase di addio: “una donna praticamente perfetta non può dare spazio a certe emozioni”. Io e Carlo, mio dolce fratellino, costringemmo mamma e nonna a vedere il film ogni settimana per un periodo che non so dirvi. Si tratta di uno dei pochissimi ricordi di quegli anni. Carlo vestito di blu che dà la mano a mamma, mentre io cammino accanto a nonna con le mani in saccoccia a significare che oramai, da ometto, ero capace a non cacciarmi nei guai attraversando la strada. Ancora oggi, quando la vita mi ferisce, guardo Mary Poppins e piango. Piango senza poter smettere. Ed ho pianto guardando Saving Mr. Banks, naturalmente, come ho pianto guardando Big Fish. Perché la vita è andata così avanti ormai ed io non ce l’ho fatta. Mary Poppins, che ho incontrato mille e mille volte, è sfuggita non appena è cambiato il vento. Sempre. Su di lei ho imparato che è rosa dall’ansia, che non sa veramente cosa volere, che fa la tata perché non riesce a focalizzarsi per ottenere altro, che in realtà è profondamente anaffettiva – ma perché nessuno è mai riuscito a toccare quel cuore irraggiungibile. Ed io sono ingrassato come un maiale per la frustrazione, perché qualunque cosa facessi non è bastato mai. Oggi accendo la radio ed un tale della Disney mi dice che faranno il sequel e me ne parla per cinque minuti buoni. Ebbene, ne morirò. Se lo faranno come lo annunciano, che vengano a spararmi a casa, sarà una cosa più pulita. Come Hugo nelle Mani Sporche di Sartre, quando busseranno alla porta, griderò “non recuperabile” e mi lascerò scaricare addosso le loro pistole. Nella vita si può commettere uno sbaglio fondamentale ed irreparabile, cui però ci si affeziona e che permea la nostra vita. Non potete più recidere le mie radici, perché ho imparato da poco a conviverci. Mamma, fai qualcosa. Falli smettere, ti prego. Ma anche lei è andata con il vento.

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