Il nuovo inno del Movimento Cinque Stelle, oltre ad essere musicalmente pietoso (testo di puro cantautorato ciellino e musica di cover band ginnasiale di Ligabue) è chiaramente post-Bossiano. Invece di avercelo Duro, hanno la gnocca dall’apparenza bio (quindi una Biognocca) che, bianca come una sposina subito prima del fattaccio, disegna simboli su cartelli leggeri (come esuli pensieri). Il titolo: Lo facciamo solo noi. Bossi pensava di avercelo più resistente, Grillo pensa che gli altri abbiano oramai rinunciato. Faccio del sarcasmo, ma gli inni calcistici ed ecclesiali fanno tradizionalmente schifo o ridere, se si esclude l’inno della Magggica. Andrea Tosatto, “autore” dell’inno, è evidentemente un candidato scartato dalla Corrida. Questo è uno dei maggiori rimproveri da muovere al M5S: Il Signor Tosatto è certamente un uomo probo, ma non sa fare il mestiere che il Movimento gli impone. In questo senso i Cinque Stelle sono un’esasperazione del consociativismo, perché tentano di portare al potere coloro che nemmeno i socialdemocratici di Pietro Longo si sarebbero portati appresso. Il potere a chi non sa non è la soluzione. Purtroppo il livello del Movimento è talmente basso da invogliare alcuni a votare PD turandosi il naso, quando invece ci sarebbe bisogno di un partito vero con gente vera che fermasse la deriva autocratica del renzismo. Io non ce l’ho duro, non penso di farlo solo io, ma, come diceva Giovanni Spadolini, che di sesso magari non ne faceva, preferisco coltivare la religione del dubbio. Il grillismo postberlusconista, invece, vede ancora la politica come espressione della sessualità, raccogliendo il consenso di chi, invece di donne e champagne, viveva di pippe e gazzose. Ma pari sono.

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