Nella confusione terribile e piena di paura che circonda la nostra vita – quindi anche la mia – ci sono degli spiragli di luce che fendono il pulviscolo di cattiveria, mendacia, parossismo ed opportunismo. Ho un solo nome per questo miracolo: famiglia. Quell’insieme di persone che, per nascita o affinità, non solo è parte del cuore ma anche delle considerazioni, delle scelte, delle direzioni da prendere. Persone che esistono a prescindere, ma non prescindono. Anime che vibrano ad una frequenza che percepisci anche nel buio e nel silenzio. Adoro essere fratello maggiore, padre, nonno, compagno, amico. Adoro aver imparato a voler bene (con errori grossolani e debolezze colossali) e di aver imparato a presentare soluzioni senza imporle. Che mito che sono, con il mio narcisismo didascalico. Ed ora, dopo questa spruzzatina di allegria immotivata, giù con la crisi cinese, quella ucraina, quella greca, quella italiana, quella del mercato della Roma che non decolla e – amaris in fundo – sto caldo di merda che mi fa delirare.

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