Ciò che ho scritto per mesi si sta avverando con due mesi di anticipo su quanto pensassi, e grazie ad un catalizzatore inatteso, Beppe Grillo, che stanotte, all’Hotel Forum, a pochi metri da casa mia, è arrivato per suo conto alle mie stesse conclusioni. Virginia Raggi è la prova che la lotteria telematica con cui il M5S sceglie i propri leader è il sistema più semplice, per lobbies del malaffare, per infiltrare un candidato in una posizione chiave. Grillo ha ordinato a Raggi di cacciare tutti i suoi entro lunedì sera, a partire dal Camerata Frongia (sì, anche lui viene direttamente dal sottobosco fascista), e salendo fino a Luigi Di Maio, che sarà in ogni caso il prossimo ad essere inquisito, è solo questione di tempo – oppure no, allora Matteo Renzi è davvero l’Andreotti postatomico. Mi spiego. A parte le inchieste penali sulla gente che l’ha portata in Campidoglio, Raggi è minacciata da un’altra inchiesta, quella relativa agli incarichi d’oro che lei ha dato, in questi sei mesi, a gente che non aveva diritto di riceverne. Nell’inchiesta sulla Muraro Di Maio già compare, esplicitamente, per alcuni favori resi a Paola Muraro. In questa seconda inchiesta lui (quello che dice che finisce nei guai perché legge ma non capisce le email), il Di Maio, c’è dentro con tutte le scarpe – ma non è ancora inquisito. E Grillo lo sa benissimo, e si chiede perché. Glielo dico io il perché. Renzi tiene in tasca questa carta. Sa, ma ferma tutto, Renzi ha la lista di tutti coloro che facevano affari con Buzzi, Carminati, gli ex terroristi fascisti, e le cooperative rosse. La tiene a casa e la legge con attenzione, poi chiama Tizio e Caio e dice loro: io so, tu sai, per ora stiamo calmi, ti chiamo se mi serve qualcosa, stai sereno. Chissà a quanta gente l’ha detta, questa frase, il Bimbominkia di Pontassieve. Ed ora, finalmente (per lui), ha le palle di Di Maio nella mano e, se ha bisogno, tira e fa suonare le campane. Beppe Grillo ha una sola possibilità: gettare il pesticida, annientarli tutti, e specialmente Frongia e Di Maio, congelare per tre anni Raggi in una gabbietta dello zoo in cui siano altri a scrivere i suoi testi, nominare lui gli assessori a Roma e mettere in pratica un vero programma. Qui non si tratta di vincere o perdere le elezioni, ma salvare o meno l’idea originale del Movimento, che non era sbagliata – è solo sbagliato il metodo, perché Grillo, inseguendo lo stupidismo berlusconiano, ha esagerato. La gente che Grillo ha fatto eleggere non vale nulla, e se ci sono eccezioni (come a Parma ed a Pomezia) il resto del Movimento reagisce malissimo: vogliono tutti un livellamento intellettivo verso il basso, un ritorno collettivo alle caverne ed al rutto e ruggito, al posto del pensiero. Vediamo. É arrivato il momento in cui è necessario che Grillo infiltri qualche Grillino intelligente ed onesto nel Movimento, se ne ha uno.

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