Vorrei parlare della mafia, ma non come questione criminalistica, perché la mafia è molto più che crimine. E’ sistema, regime, dittatura senza regole. Vorrei parlare della mafia, ma non come sistema di potere violento ed assassino, perché i mafiosi sono molto più che brutalità e stragismo. Sono l’indifferenza per la vita. Vorrei parlare della mafia, ma non come sistema economico, perché contravviene a tutte le regole, distruggendo plusvalore, invece di crearlo, annientando ricchezza, rendendola inutile. Vorrei parlare della mafia, ma non come cancro sociale, perché la mafia è il contrario della società, l’unica società mafiosa possibile è l’estinzione dell’umanità, perché a forza di rubare denaro, libertà, vita a tutti, si muore tutti. Vorrei parlare della mafia, ma non per ricordare Paolo Borsellino, Giovanni Falcone, Mauro De Mauro, Giuseppe Fava, Giuseppe Spampinato, Peppino Impastato, Cesare Terranova, Rocco Chinnici, Pio La Torre, Piersanti Mattarella, Ninni Cassarà, il piccolo Claudio Domino, Marco Rostagno, Libero Grassi e centinaia di altri martiri. Vorrei parlare della mafia per dirci che non abbiamo saputo costruire la libertà, non abbiamo voluto difenderla, non abbiamo avuto il coraggio di tutelare le vittime della paura, della pigrizia, dell’inettitudine, della meschinità, dell’invidia, dell’ignoranza, della volgarità. Vorrei saperne parlare, per dirci che siamo colpevoli di lesa umanità, e che piangendo per Borsellino e per gli altri martiri piangiamo la nostra debolezza ed incapacità, la nostra rinuncia a noi stessi. E nel cuore, incessante, la certezza di non fare nulla, di aspettarmi che ci pensi qualcun altro, come sempre, come tutti. Colpevole. Colpevole. Colpevole. Colpevole. Colpevole. L’omissione è peggio della mendacia, perché è l’assenza, e con l’assenza ci si arrende all’orrore e lo si giustifica. La mafia occupa ciò che lasciamo colpevolmente libero e vuoto: l’umanità.

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