Gli assassini del giudice Borsellino, a 25 anni dalla strage di Via D’Amelio, sono ancora senza volto. Coloro che erano stati condannati anni fa lo sono stati al termine di un’inchiesta in cui il comportamento della Polizia aveva falsificato l’indagine. Nel caso di Banca Etruria, un funzionario di Polizia avrebbe taroccato le intercettazioni. Ad aprile, uno dei poliziotti che partecipò alla macelleria messicana della Scuola Diaz a Genova, nel 2001, ha pubblicamente detto di essere orgoglioso di aver partecipato al pestaggio. Coloro che ne furono responsabili sono stati promossi, ed anche i poliziotti che, in fondo alla catena di comando, vennero condannati, potrebbero ora tornare in servizio. Un loro collega, oggi, a Radio Capital, si lamentava di ciò, perché diceva che un fatto del genere mina la credibilità e la simpatia della popolazione per le forze dell’ordine. Subito dopo la trasmissione è stato convocato al Comando, rischia grosso. Lui, non quelli che hanno violato apertamente ogni legge. A Roma, nelle decine di inchieste sulla corruzione nella Pubblica Amministrazione, si indaga anche su funzionari di Polizia e dei Vigili Urbani. Mi sembra di capire che uno degli effetti dell’ondata populista, iniziata con Mani Pulite e causata dall’ignavia del PCI e derivati, dal crollo della Prima Repubblica, dalla corruttela endemica di tutti i politici che sono seguiti al bagno di sangue iniziato nel 1994, è che all’interno delle Forze dell’Ordine hanno ripreso quota coloro che, dovendo scegliere se colpire un mafioso o uno studente, ammazzano lo studente e s’inchinano di fronte al mafioso. Grazie al confusionismo introdotto da Berlusconi, esaltato da Renzi e Salvini e portato all’esagerazione apocalittica dal Grillismo, la linea di demarcazione tra politiche conservatrici e violenza fascista si è fatta confusa, e la Polizia è in mano a coloro che, usando questa confusione, preparano una svolta antidemocratica – anche perché, se tra Casapound e M5S quasi non ci sono differenze, il renzismo e la corruttela di tutti gli altri partiti rende il populismo, che è l’anticamera dei regimi violenti e dispotici, l’unica alternativa visibile per un popolo sempre più povero, disinformato, pigro, becero, volgare, autodistruttivo. Basterebbe poco, oramai, per avere una dittatura in ciascuno dei Paesi europei. Guardate la riforma della giustizia in Polonia, il regime assassino di Erdogan in Turchia, la dittatura russa, il governo fascista d’Ungheria e la deriva folle del governo austriaco. Aggiungete le spinte populiste ed antidemocratiche in Grecia, in Italia, in Svizzera, persino nel Benelux. Ricordatevi che la prima leva, grazie alla quale il fascismo vince e governa, è una Polizia asservita al crimine organizzato, alla corruttela ed alla vocazione per la dittatura. La seconda leva è quella di un popolo che non si percepisce più come unione di persone (società solidale), ma come truogolo in cui ci si batte per i resti della tavola altrui, ed in cui non si ragiona sul bene comune, ma sulle vendette di clan, gli egoismi miopi, la voglia di sangue. Qualcuno, in questi giorni, ha scritto (polemicamente) che il Giudice Borsellino votasse MSI. Ebbene, questo non lo ha mai esentato dal fare con coscienza, coraggio, abnegazione e spirito di sacrificio il proprio volere. Non tutti coloro che votano a destra sono dei pazzi sanguinari. Ma se di colpo il confine tra lecito e illecito scompare, essere democratici di destra diventa impossibile, e quindi tutti i leader che, in uno schieramento ideale, sono più a destra della vecchia DC (quindi Salvini, Meloni, Renzi, D’Alema, Prodi, Grillo ed i suoi scagnozzi da spiaggia, Alfano, Monti, Brunetta e tutti coloro che ondeggiano tra neoliberalismo, thatcherismo, e varie altre sfaccettature dell’estremismo di destra) diventano una sotto-funzione della violenza che, sorretta dalla parte deteriorata delle Forze dell’Ordine, si batte contro la verità e per la dittatura. E quindi CONTRO il Giudice Borsellino, come dimostrano i fatti sull’inchiesta sulla sua morte e gli sfregi alla sua memoria di questi ultimi giorni.

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