– Una passeggiata nella notte di un posto così straniero da sembrare parte di un film. Non capisco nulla di ciò che la gente dice, un’esperienza davvero nuova per me. Le mie quattro frasi di russo servono solo per far loro capire che non sono né pericoloso né la cena che aspettavano. Mi guardano con una brutalità sorda ed in qualche modo stanca. L’idea di poter passare le sere libere di una vita in uno di questi bar va al di là di ogni incubo finlandese. La polvere di metallo è ovunque, negli occhi e nel naso, come l’odore di copertone bruciato con cui viene scaldata la stanza. Il mio appuntamento è in mimetica, sembra proprio un film. Il suo inglese è paragonabile al klingone parlato da un mongolo ubriaco per il mal di denti. Per fortuna chi lo comanda ha mandato appunti scritti. Ho sempre creduto che in un momento come questo avrei udito in sottofondo la colonna sonora ultraterrena dell’avventura. Ho mal di fegato, il cibo qui è terribile e senza alternative, la testa mi scoppia. Per fortuna non devo far finta di nulla. Qui siamo tutti relitti e nessuno finge di essere qualcosa d’altro. Entra una donna nel bar. Silenzio. Impossibile capire quanti anni abbia. Il resto del bar sembra come offeso da una profanazione. Lei mi guarda e mi dice qualcosa di apparentemente orribile. Non so nemmeno che espressione io possa avere. Mi fa un gestaccio ed esce con una bottiglia scura in mano. Tutti riprendono ad essere aggressivamente lugubri, mi sento quasi comodo. Fà freddo come nello Stige e sudo per la polvere di metallo che mi chiude la gola. Io ed il mio ospite tacciamo alcuni minuti, poi lui se ne va. Pago ed esco, la mia auto è ancora qui e parte. Mio Dio, aiutaci tutti, questo Pianeta sta morendo…

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