La Svizzera non dimentica. Mai. Specie ciò che non hai fatto. Ieri, in albergo, si presentano tre poliziotti armati di tutto punto. Il receptionist mi chiama preoccupatissimo. “Con una condanna nel procedimento penale 2014-051-609” mi spiegano “lei è invitato a pagare prima di lasciare la Confederazione 500 franchi per essere passato col rosso l’8 agosto del 2014 a Zurigo, all’entrata del ponte di Stauffacher”. Firmo, pago online. Oggi, presa l’auto per andare a fare una passeggiata nel bosco sul Geerlisberg, vedo che un’auto della Polizia mi segue. Usciti dall’abitato, accendono le luminarie e mi bloccano. Due cristoni, pistole in pugno, mi intimano di scendere. Esco e dico: “Ho pagato online, maledizione!” Mi acciuffano e sbattono sul cofano: “Lei è Paolo Fusi, di Marcello e Silvana, nato il 7 settembre del 1959?” Lo confesso. “Lei è in arresto per la contravvenzione al divieto di rientrare in Svizzera fino al 2021”. Come? Quale divieto? Niente, manette, e mi stanno strettissime. Difatti penso: questo è il SIgnore del Cielo che, per farmi dimagrire, mi fa languire trenta mesi innocente in carcere, dove perdo 50 chili e scrivo “I miei procioni”, descrivendo la vita allegra di questi animaletti che danzano nel cortile della prigione di Regensdorf. In questi trenta mesi gli Osama Sisters si esibiscono in concerti per la mia liberazione, al mio posto cantano Dario Aggioli e Alessio Pinuccio Giannone. Emanuele, Michelangelo, Leonardo e Matteo fanno un pacco di soldi. Sara Nasorri scrive: “Lo smanettavo io” e finisce su “La vita in diretta”. Michela Cohen scrive un poema dal titolo “Ho quasi pianto” che porta Sgarbi ad innamorarsi perdutamente di lei. Carlotta Piraino scrive una piece intitolata “Scoppi”, Sara Buzzurro finisce in galera per aver ripetutamente testimoniato il falso a mio favore, suo figlio Edoardo mi scagiona: “Ma lui non si chiama Paolo, si chiama Paolomicola!”, così mi fanno uscire, ma con 50 chili in meno non mi riconosce nessuno ed Isabella Petrecca mi fa ricoverare per anoplessia (si tratta di persone pletoriche che scivolano perplesse verso l’apoplessia). Niente da fare. Nel 1996 ho perso ad Erfurt una carta d’identità. Un tale, su quella carta, ha applicato una sua foto, ha commesso una rapina in banca, s’è fatto prendere, ha fatto quattro anni dentro e poi 20 di divieto di entrare in Svizzera – il tutto con le mie generalità. In pochi minuti un confronto tra il mio faccione e le foto segnaletiche del tale tizio rendono chiaro l’equivoco. Tutti ridono. Ma non é finita. La mia patente è scaduta nel luglio del 2015. Quindi? Quindi 800 franchi di multa da pagare subito ed in contanti – e non posso tornare a casa guidando. Oramai con i militi è allegra gazzarra. Mi riaccompagnano loro, guidando la mia auto fino al parcheggio dell’hotel e dopo avermi raccontato alcune barzellette dimenticabili sui poliziotti. Mia figlia Valentina ha sempre saputo che delle Forze dell’Ordine bisogna aver paura. Layla, come sempre, è stata la più saggia: “Ma mentre guidavi non ti sei accorto che avevi la polizia dietro?” Certo, rispondo, ma non mi sono preoccupato davvero… “Non lo sai che (scuote la testa)? No, non lo sai. Se la Polizia ti segue vuol dire che devi scappare. Se non scappi ti prendono tutti i soldi, picchiano la mia mamma, ti strappano i vestiti e ti sputano sulle scarpe”. Mi guardo i piedi. Lei ride: “Visto? Ed adesso lavali, se ce la fai”. Amen. Post Scriptum: Alessio, mi sono documentato: il tizio aveva rubato 42mila franchi, ma l’hanno preso mentre scappava a piedi. Ecco, non potevo essere io. A piedi, poi… Se fosse accaduto così avrei potuto fare causa ai Negrita per l’ispirazione della canzone “Rotolando verso Sud”. Gianluigi, dato che proprio ieri sui giornali svizzeri trovava spazio il giallo delle intercettazioni illegali, “L’Eco della Serva” che stai preparando qui è già in circolazione, rubato dal tuo computer da Huber e Gervasoni, compresi gli errori di battitura e gli articoli non ancora finiti. Per farlo più corposo ci hanno aggiunto le chat fra te e la tua mamma dal 1999 ad oggi, le tue chat con Olga, quelle con Giulia, quelle con Nadia e quelle con Rebecca. Tutte rigorosamente false. Da ciò emergerebbe che Daniele Bertaccini ha tentato di suicidarsi a causa della retrocessione del Cesena, e che Roberto Balzani è un klingone. La liberazione di Sara Buzzurro è stata una faccenda estremamente complessa. Dal momento che è palesemente colpevole, come nella tradizione della giustizia elvetica il giudice le ha offerto l’alternativa tra commettere un suicidio assistito (finto botto con la macchina, caffè al cianuro, discesa dal Rütli in monopattino, etc) ed una multa dell’ammontare di 24 milioni di franchi. Lei ha coerentemente scelto il suicidio assistito. Ma dato che trattasi di madre single, l’Ufficio per l’Infanzia le ha proibito di farsi suicidare, pena l’arresto preventivo. Ora il Giudice di Pace e l’Ufficio Cantonale di Giustizia litigano con l’Ufficio Suicidi Stranieri del Dipartimento Federale di Polizia sulla strategia giusta. In quell’ansa della burocrazia si è inserito un avvocato locarnese di cui preferirei non fare il nome, se no si mette nei guai pure lui, cui è riuscito di farla inserire nei programmi di espulsione verso le Filippine. Giunta a Kloten, circondata da 20 sgherri armati fino ai denti, con l’aiuto di un gruppo di dissidenti senza armi e senza denti (i cosiddetti Wägelistosser, quasi tutti italiani, spagnoli e portoghesi), si è infilata nella toilette di un aereo diretto a Zagabria. Da qui è stata prelevata e messa nel famoso treno che va a Trieste, ma arriva un mese sì ed un mese no. Speriamo bene.

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