– Secondo me il sindacato come concepito in chiave classica rappresentava i lavoratori per evitare che, quando questi scioperassero, i padroni usassero la violenza o i licenziamenti. Questa funzione, di per se, non ha tempo, ma il fatto è che la presunzione di rappresentare il proletariato che lavora non è più credibile, attuale, condivisibile. Del resto l’estrema frammentazione non permette in Italia, come invece accade altrove, di formare organizzazioni di tutela dei disoccupati, dei sottoccupati e dei precari capaci di bloccare la produzione. Siamo di fronte alla fine dell’arma di ricatto principale: se i lavoratori restano a casa, il “padrone” è contento, perché risparmia. Ed intanto porta la produzione in paesi in cui nessuno gli dia fastidio. Una ventina d’anni fa il sindacato cercò inutilmente di costruire vere sigle unitarie europee. Non ce la si fa perché oramai il sindacato, ovunque, è divenuto una sorta di ufficio di collocamento per fancazzisti e quindi nessuno ha veramente voglia di razionalizzarne le strutture su scala europea. Del resto il sindacato italiano contava perché la CGIL con il PCI, la CISL con la DC e la UIL con il PSI ed il PRI erano in grado di incidere anche positivamente nella costruzione delle politiche industriali e delle strategie economiche. Oggi manca qualsiasi riferimento politico e, da Cofferati in poi, il sindacato ha cercato di essere una sorta di “corrente dei rompiballe” interna a quello che oggi chiamiamo PD. Con effetti tragicomici. Oggi il sindacato dovrebbe essere sostituito da una sorta di Agenzia del Lavoro indipendente, che sia in grado di discutere alla pari perché: a) non partiticizzata; b) in grado di coinvolgere in pari grado occupati, disoccupati, sottoccupati, precari e pensionati; c) in grado di essere propositiva come una sorta di Confindustria alla rovescia, cercando nuove strade da percorrere – dalla cosiddetta “decrescita felice” alle teorie di Zizek, tutto dovrebbe venire elaborato in quella sede, coinvolgendo i cittadini (visto che i partiti non hanno più l’interesse a farlo) e portando a proposte concrete che la cittadinanza, con l’opposizione vera, strada per strada, e non con la stupida e spesso violenta manifestazione spettacolo a Roma, potrebbe cercare di ottenere.

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