Se io fossi a capo di un partito di sinistra, non avrei paura di andare al voto. Non avrei paura di dire che bisogna invertire la rotta ed investire sulla donna, sull’uomo, sulla solidarietà, sulla società civile. Non avrei paura di dire che la Legge Fornero ed il Job’s Act sono una cagata e vanno rifatte – ma non per rimettere l’articolo 18, quanto per dire che il piccolo e medio imprenditore, come l’operaio, devono costruire insieme un nuovo miracolo italiano, con regole semplici e chiare, senza trucchi ai danni di chi sta apparentemente “sotto”, e che invece, oggi, spesso, sui processi produttivi ne sa più di dei figli sciocchi di famiglie di valvassini che hanno ereditato un’azienda che considerano una baronia e non la sanno gestire. E chiederei alla ricerca scientifica di aiutarci a risolvere problemi, non migliorare il nostro arsenale. facendo in modo che i medicamenti più importanti fossero patenti dello Stato, e non delle multinazionali. Applicherei la politica dei redditi, e trasformerei la CDP in un Ente calmieratore. Abbasserei le tasse. Ridurrei di oltre la metà il numero di impiegati della Pubblica Amministrazione, ed introdurrei il Reddito di Cittadinanza. Investirei in cultura indipendente e spingerei la gente a fare invece che subire. Investirei miliardi per rifare i cavi ottici, le condutture dell’acqua e del gas, nazionalizzerei tutte le aziende strategicamente importanti. Trasformerei l’agricoltura ed il settore alimentare, incoraggiando fiscalmente il chilometro zero e rendendo tutto gestibile grazie ad un’oculata politica dei redditi. Non farei entrare merda che viene da chissà dove, per avvelenarci. Se io fossi a capo di un partito di sinistra impiegherei gli immigrati in lavori socialmente utili e darei a loro i soldi che invece vengono dati ad organizzazioni che spesso fanno solo finta di accudirli. Farei fallire le banche, costituendo non un fondo salva-banche, ma salva-clienti. Riformerei la giustizia, facendo svolgere i processi in un’udienza unica, proseguendo fino alla fine, e sostituirei i magistrati che non sono capaci di condurre un’inchiesta e non riescono mai ad arrivare ad un rinvio a giudizio. Istituirei la certezza della pena e cancellerei la custodia preventiva oltre la settimana. Liberalizzerei la marijuana, ma sarei severissimo con l’abusivismo e violento con la criminalità organizzata. Se io fossi a capo di un partito, e questo fosse davvero di sinistra, sarei orgoglioso di battermi a Bruxelles non per l’egoismo di un Paese, ma per un’idea comune di pace e crescita democratica, smontando le lobbies e la burocrazia ladra ed oscena che comandano laggiù. Riformerei la scuola e tirerei su una generazione di giovani che parlano almeno tre lingue, in una scuola in cui i professori abbiano in mano la gestione didattica ed educativa ed i genitori fossero banditi – e fare lo stesso nello sport. Via mamme e papà disgustosi che rovinano i figli, litigando tra loro ed insultando chi si occupa di crescere i loro pargoli. Farei in modo che lo sport sia obbligatorio, specie la partecipazione in uno sport di squadra, per insegnare ai giovani cosa sia il senso di appartenenza e la solidarietà. Quel giorno tornerei con le bandiere per strada. Non le bandiere di un Paese, di un movimentucolo, di una setta religiosa, di una città, di una squadra di calcio, di un microcosmo angusto ed ostile, ma le bandiere della libertà, dell’illuminismo, dell’umanità, del futuro per cui battersi. Non contro le persone, ma contro le avversità e le difficoltà. Insieme. Se esistesse un partito di sinistra vi incontrerei tutti per strada, perché ci verreste anche voi, ridendo come bambini. Nessuno spaccherebbe nulla. Tutti i cognomi di traffichini del PD, del M5S, di Forza Italia, della Lega Nord, sarebbero dimenticati. E non canteremmo “Bella Ciao”, ma una canzone nuova, che nessuno ha ancora scritto, aspettando che questo sogno divenga realtà. Allora, finalmente, la palombella rossa entrerebbe in rete. E tutto ciò che abbiamo vissuto avrebbe un senso.

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