Sono passate oramai tre settimane da quanto sono venuto a vivere (in modo provvisorio) a Zurigo. L’avevo lasciata 13 anni fa ed i cambiamenti importanti che ho visto mi hanno riempito di tristezza, perché così come considero l’Italia una sorta di laboratorio in cui si osservi come un popolo di anarchici sbandati e neghittosi viene costretto al fascismo dalla brutale repressione del potere politico ed economico internazionale (aggiunta ad un pigro masochismo degli abitanti), considero la Svizzera il suo opposto, ovvero un luogo in cui un’allegra banda di cinici calvinisti reinventa la brutalità per il puro gusto di torturare gli altri e se stessi e le leggi sono fatte per sperimentare fino a che punto si possa reprimere il singolo senza che questo sbrocchi, si suicidi, o consideri la delazione come l’unica libertà e l’unica pratica sessuale divertente e rasserenante a disposizione. Il primo cambiamento lo si vede subito ad occhio nudo. Tutto ciò che restava della storia dell’industrializzazione elvetica è stato cancellato. Maag Zahnräder, Brown Boveri, lo stadio Hardturm, tutte le aree che davano un’immagine caratteristica al confine occidentale della città, sono state sostituite da un orribile grattacielo e da immensi caseggiati per uffici ed alberghi, acciaio e vetro, vetro ed acciaio, in strade da cui é scomparso uno degli eroi della socializzazione dell’era industriale: il pedone. O si gira in limousine, o si va in bicicletta, o sul lezioso monopattino per adulti. Comunque di corsa. Per i bambini non ci sono più i bellissimi campi da pallone di quartiere, ma infrastrutture al coperto piene di aggeggi e simulanti la realtà selvaggia di diversi habitat che una volta erano naturali. Paghi una cifra spropositata, ti siedi al caffè e mangi una fetta di torta spettegolando con altre mamme e papà, e tuo figlio si scatena in una sorta di Jurassic Park in cui proprio lui, il bimbo, ha la parte del tirannosauro. Per strada tutto sembra radicalizzato e alla moda: l’estremismo di destra (invadente come non lo era prima), quello di sinistra (non più solo snob e con i sandali da contadini e calzettoni), quello della city finanziaria, che sfoggia ancora giacche dai colori interplanetari e cravatte da sogni lisergici, il tutto in un gelo da Fahrenheit 451 che spaventa. Il traffico auto è peggiorato tantissimo, e questo nonostante il fatto che la stragrande maggioranza delle persone non abbia un’auto (solo uno zurighese su 5 guida una vettura per andare al lavoro). E’ peggiorato perché le trappole, le chicanes, gli scavi e gli arabeschi della disposizione dei sensi unici (ecco dove ha studiato la Demente Letizia del beneodiato Sindaco capitolino!) sono state moltiplicate. Quanto ai vigili urbani, ho pensato spesso: ma perché non vanno al bar a farsi un caffé come i nostri invece di star qui a peggiorare le cose? A parte gli scherzi, si vede bene che la Svizzera, avendo perso l’industria, per salvare il benessere punta incondizionatamente su una propulsione straordinaria dell’edilizia e sulla capacità della piazza finanziaria di distribuire welfare nonostante tutto. Rispetto a Roma, i prezzi di qualunque cosa vanno moltiplicati per quattro o, se va bene, per tre. Della vita politica si vede poco, perché la stampa locale, seguendo l’esempio dell’Austria, è stata da tempo annichilita e ridotta alla pubblicazione acritica di comunicati stampa. Leggendo i giornali elvetici, pieni di bellissimi reportage sul resto del mondo, si ha l’impressione che qui non accada nulla. Ma proprio nulla di nulla. Il sistema di associazioni di solidarietà, che 25 anni fa costituiva la parte più vitale e spontanea dell’aggregazione sociale zurighese, è stato annientato. Finito. La gente si vede in costosissimi bar, dialoga a fatica coperta da musiche a tutto volume ed alcoolici a tutta gradazione, se riesce copula, ma tutto in guise anestetizzate, amorfe ed asettiche. Non mi interessa stabilire se mi piaccia vivere qui o no. La risposta è comunque negativa a prescindere. Ma mi interessa capire cosa stia diventando la Svizzera, perché tutto ciò (in chiave di limitazione della coscienza, della cultura e della libertà) che viene abrogato qui verrà presto cancellato dalla Germania e dalla Scandinavia. E’ come se, accanto all’IS della radicalizzazione islamica, ci fosse la proposta di radicalizzazione anche dei cristiani. In questa guerra possibile, naturalmente, non vedremo vincitori, ma ci stupiremo della ferocia.

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