Da qualche giorno non scrivo. Un momento di stanchezza, dovuto al fatto che, di fronte a me, c’è una parete di ignoranza cieca, aggressiva e soprattutto inconsapevole da scalare, per la quale mi sento troppo debole. Forse mi sbaglio, ma ho l’impressione che, 50 anni fa, rispetto ad oggi, ci fossero più scontri sulle “cose”, che sulle suggestioni. Credo persino che la distanza che c’era tra un militante del MSI, del PCI, della DC o di uno dei partiti laici, tra loro, fosse minore, di gran lunga minore, della distanza che c’è oggi tra me, molti dei miei amici, e la massa di persone che non si possono più convincere con degli argomenti o con dei fatti, perché rifiutano di accordarsi anche su cose semplicissime, tipo il tono della discussione. Costoro pretendono che venga loro riconosciuto il diritto alla barbarie, alla rabbia ed alla violenza verbale, in nome di una loro sofferenza a me incomprensibile: hanno goduto del consociativismo esattamente come tutti, ed hanno usato l’illegalità diffusa come tutti, continuano a delinquere, ma vogliono che si conceda loro un’immunità religiosa. Secondo punto: considerano due fattori come la base delle loro sensazioni: in Italia ci sarebbe stata al potere una giunta comunista, per 70 anni, madre della corruzione e della crisi economica, e gli stranieri sarebbero il sintomo più evidente della sofferenza, della paura, della crisi complessiva del sistema. Tutte sciocchezze, è incredibile che una persona sana di mente usi queste bugie per argomentare, eppure costoro (e sono, elettoralmente, la maggioranza assoluta degli italiani) credono questo e non sono disposti a discutere alcun tema, se questi due presupposti non sono accettati. L’unico modo possibile per frenare questa corsa al suicidio, che segue una voluta crisi culturale, di cui la mia generazione porta la responsabilità, sarebbe un partito talmente solido economicamente, da poter imporre il metodo, prima ancora dei temi – anche se, da questi, ogni metodo è indissolubile. Circoli di quartiere e comunali, in cui venga allargato il dibattito, vengano selezionati i quadri, vengano comprese le istanze e discusse le soluzioni. Un gruppo parlamentare aperto al dibattito, di persone che abbiano la competenza per essere indipendenti e per portare un apporto vero nel lavoro delle commissioni e delle assemblee plenarie, un gruppo a Bruxelles che davvero rappresenti propositivamente l’Italia e non sia semplicmente uno a cui era stato promesso uno stipendio perché stesse zitto. Una testata di informazione che sconfigga tutte le altre sulla qualità, e non sull’entertainment – che non corra dietro, ma anticipi la notizia e stia ferma, solida, inamovibile sul pezzo, ricordando ogni giorno le emergenze di ieri, mai affrontate, e che sono già dimenticate da una popolazione di persone che hanno perduto la capacità di focalizzare. Ma le persone sanno, in qualche modo, della propria inadeguatezza, e cercano nell’ulteriore bassezza il conforto di sentirsi maggioranza, di sapere che valga tutto, persino la propria stupida ignoranza, e che non importano le conseguenze dei nostri atti, perché di quelle si dà la colpa ai poteri forti, ai comunisti, alla Commissione Europea, ai buonisti, agli intelligenti. Questo è il fondo del barile. In nome della propria agonia cerebrale è stata dichiarata guerra all’intelligenza. E stiamo perdendo.

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