La pallavolo, per me, è una metafora dell’amore. La schiacciata ne è la fine, ma giammai lo scopo, anzi… La bellezza, l’eleganza vera, credo, è il movimento dell’opposto, che salta ma non riceve la palla, e proprio per questo contribuisce ad un disegno impercettibilmente esaltante. Così come in altri sport di squadra la lotta spalla contro spalla giustifica ogni fatica e consola ogni dolore, a pallavolo questo arabesco, quest’apparente rallentamento del tempo nel parossismo della forza esplosiva che incatena, questa danza mai solitaria, ti fa sentire che sei parte del centro del mondo anche se, a chi guarda e non capisce, sembra quasi che tu ne sia fuori. In quei momenti la pallavolo è poesia, chi gioca è un amante paziente, chi guarda è l’occhio dell’uragano di un’orchestra sinfonica. Ascoltare e sentir vibrare se stessi in armonia. Pace nella tempesta.

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