Ho aspettato a scrivere. Ho letto i giornali, specie quelli greci che fossero disponibili in traduzione (in greco ero una schiappissima al liceo, ora sarei ridicolo a tentare), ed ho letto le dichiarazioni di Tsipras. Maledizione. Mi chiedo se esista un confine nell’anima delle persone ambiziose, un confine tra la facilità con cui giustificano come “bene comune” il proprio interesse, e dall’altra parte prendano effettivamente coscienza delle situazioni reali. Probabilmente questo confine, se c’è, è marmellatevole come poche cose al mondo. Riassumo. La Grecia, un Paese grande come la Lombardia, con le risorse naturali di San Marino, ma con una tradizione culturale di millenni, per entrare nell’Euro falsifica i propri bilanci, asserendo che le entrate fiscali saranno leopardianamente magnifiche e progressive, che il turismo farà bum, che con quei soldi i voli pindarici diverranno jet di linea. In realtà la situazione è la seguente. Lo Stato é indebitato perché la bilancia commerciale greca è catastrofica – si importa tutto, e a prezzi da strozzini. Ciò che non si importa (energia eolica, acqua) è stato venduto a multinazionali straniere che non hanno fatto che aumentare i prezzi in cambio di una goccia d’acqua sullo sbilancio generale dello Stato. I socialdemocratici ed i conservatori sperano che con l’entrata nell’Euro i costi verranno calmierati, arriveranno soldi da Bruxelles per far ripartire le attività commerciali in crisi, lo Stato potrà smettere di assumere a sbalzo per evitare il collasso della società dei consumi greca. Accade esattamente il contrario. Gli armatori continuano a non pagare le tasse ed i partiti, pur di nascondere la crisi più a lungo possibile, la peggiorano fino al momento in cui chiedono un prestito alla BCE. Bang. Che succede? Che tutte le banche, in primis quelle tedesche, fiutano il colpaccio. Se diamo 10 miliardi ad un tale ad un tasso del 5%, ogni anno costui ci restituirà mezzo milione senza intaccare la cifra totale che ci deve restituire. Se io ho un deficit (come soprattutto le banche tedesche) ecco che sul bilancio posso scrivere, come attivo, che aspetto quel mezzo milione. In cambio di quel prestito il mio Paese (non l’Unione Europea, ma la Germania) mi impone di comprare armi, auto, tecnologia e persino cibo per 5 miliardi. Il che mi porta oltre il baratro, nell’eutanasia pindarica. Casca il mondo, casca la terra, tutti giù per terra. I greci sono alla fame, i partiti scompaiono, l’epopea dei semplici produce (purtroppo) non Grillini e Salvinifici, ma i nazisti di Alba Dorata. Berlino manda tre manager a strozzare la Grecia. Costoro introducono misure di risparmio draconiano, il cui effetto è annientare l’economia greca e la speranza che possa riprendersi in meno di mille anni – costoro svendono gli attivi e sostengono i passivi, cancellano la capacità di mantenere le entrate fiscali, riducono poliziescamente gli spazi di democrazia, sostengono una campagna mediatica mondiale che inneggia alla pigrizia, stupidità ed inferiorità del Greco, nuovo paria del sistema capitalistico mondiale. Arriva Tsipras e sostiene di essere l’unico, insieme a Varoufakis, a non essere amico del giaguaro. Vince le elezioni. Va a Bruxelles e crede di farcela minacciando l’uscita della Grecia dall’Euro. Ha jella, perché l’oceano di migranti sbatte sulle isole eoliche troppo tardi per mettere paura ai colletti bianchi di Lussemburgo e Francoforte. Varoufakis, sentendosi tradito, se ne va contumeliato, Tsipras accetta tutto pur di avere un nuovo prestito che, nei fatti, peggiora la situazione oltre il sostenibile. E noi tutti a dire: non aveva alternative. E lui: “Dovevo salvare l’integrità della Grecia”: Pochi minuti dopo firma per la vendita (regalia) degli aeroporti delle isole eoliche (tutte) a Fraport, l’azienda tedesca aeroportuale di Stato. In questo modo l’industria del turismo, che andava a gonfie vele, becca una sleppa da ko. E noi smettiamo di occuparci degli Elleni, che sono tristi e noiosi, e guardiamo da un’altra parte, alle allegre giornaliste che sgambettano i profughi siriani (a cosa serve il giornalismo oggi, se non a sostenere, anche fisicamente, gli ordini del potere?). Tsipras, come Renzi, ha un’opposizione interna fastidiosa che gli ricorda come lui sia stato votato per fare altro. Differentemente da Matteino nostro, lui rischia il voto, stavolta ammettendo che sputtanerà tutte le emozioni che Eugenio ed Edoardo Bennato cantano in “Venderò”, e vince, lasciando i suoi oppositori interni fuori dal Parlamento. E questa, carissime e carissimi, era la pars destruens. Dove sta l’inghippo? Tsipras, come i suoi predecessori, crede di difendere “la Grecia”, ovvero un’idea nazionalista – non i suoi cittadini, che debbono anche servire quella idea nazionale, anche a scapito della propria incolumità. Siamo o non siamo in guerra? Per mantenere “la Grecia” Tsipras ha scelto la via più semplice, sapendo che l’uscita dall’Euro avrebbe significato il caos, sapendo che “la Grecia”, nelle donne e negli uomini, non è mai esistita, e quindi non avendo avuto il coraggio di fare il necessario: niente prestiti ulteriori, nazionalizzazione di acqua, elettricità, logistica, energia, trattamento dei rifiuti, trasporti. Accordi con paesi terzi sulle importazioni: compriamo auto indiane, non BMW. E soprattutto difendiamo non “la Grecia”, ma i greci. Le persone. Difendiamole in pubblico, gridando a tutti che non sono pigre, ma vittime di un raggiro (i miliardi che la Germania si è sempre rifiutata di pagare, i ricatti sulla bilancia commerciale, le tasse per gli armatori, etc). Gridiamo al mondo intero che grazie allo strozzinaggio operato in Grecia, le banche tedesche sono in grado di abbassare i tassi sui mutui e rifinanziare generosamente l’industria. E poi diamogliela, questa Grecia, a chi ancora crede agli Stati Nazionali. Chiediamo l’adesione della Grecia alla Germania. Invece di mandarci una troika di assassini, venite voi a farci vedere come si gestisce un Paese. Che la Grecia sia solo un Bundesland tedesco. Così salviamo dieci milioni di greci dalla fame e dalla depressione, rilanciamo il turismo interno e la bilancia commerciale, tanti tedeschi che amano il sud si trasferiscono lì, Udo Jürgens riceve una piazza ed un colosso a Rodi, incoraggiamo i matrimoni misti. Ma soprattutto: almeno così i cittadini della zona d’occupazione ellenica avranno il diritto di VOTARE non per dei pupazzi, ma per i partiti che VERAMENTE li comandano. Come disse Gaber, “salviamo sto paese”. A morte la Grecia, idea ottocentesca e conservatrice di un gruppetto di monarchici burbanzosi e bigotti, evviva il popolo greco, invitto e coraggioso, che ha diritto a qualcosa di meglio di Tsipras e compagnia cantante. Ed intanto, magari, anche da noi, qualcuno capirà dove si andrà a finire con Renzi ed i suoi alleati del Movimento Cinque Stelle e della Lega Nord – ma questo è il contenuto di un altro post, credo.

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