Partenza per la Germania. Un viaggio in un passato oramai remoto, alla fine di un paio di giorni chiarificatori (compreso un pellegrinaggio al casale di Massa Marittima), in cui alcune sciocche illusioni si sono nuovamente rivelate tali. Snobismo come difesa, assenza come guarigione, distacco come salvezza – sono diverso, non so nemmeno più come spiegarlo, se lo faccio provoco solo malumore. I chiarimenti ed il viaggio: una sfacchinata tremenda, domenica già a Roma. Ad Erfurt era diverso, la mia famiglia di lassù ha tutta un’altra maniera di pensare, molto più vicina alla mia. La loro affettività è “pulita”, qui a Roma mi sembra tutto legato all’apparenza formale – ed io formale non so esserlo, se percepisco increspature. Il moralismo dei miei affetti romani, però, punisce solo chi li vive, per fortuna. Sicché vado. Ho amato tutto, di lassù, ma oggi so che non era casa mia. Come non lo era Zurigo. Non lo è nemmeno la città in cui vivo, ma almeno ho imparato a voler bene a chi ci vive, nonostante i pasticci e le sofferenze iniziali. Peccato solo di non avere il tempo di visitare mia figlia Valentina. Con il dovuto rispetto dei suoi spazi, se una mia casa mai esisterà, ci sarà lei, ad aspettarmi. Con i miei libri, i miei dischi, la mia avventura straordinaria e solitaria, che solo lei, finora, ha mostrato veramente di capire. “Sono diverso e certamente solo”, perché la moda, ancora oggi, è moda.

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