– È un anno molto duro per tutti, quello che si sta concludendo. Il prossimo sarà di gran lunga peggiore. La maggior parte di noi, per pigrizia o superstizione, rifiuta di prepararsi. Mi piacerebbe poter affermare, megalomane e paternalista come sono, che sarò qui ad aiutare, ma sarebbe una bugia. Sarò un pesciolino come voi, perso nel panico in un oceano risucchiato dopo che un tappo immane è stato tolto alla vasca che conteneva le nostre vite. Dirò cose cattive, farò cose sbagliate, agirò per collera e per disperazione, per vanità e vittimismo, per orgoglio e paura – come farete voi. Rovisterò istericamente nel paniere delle mie idee malpreparate ed assorte alla ricerca della formula magica che salvi me e le persone a me care dal disastro, e non le troverò. Penserò ancora di scappare, di andare a vivere in Portogallo e dimenticare questi ultimi anni vorticosi – e poi resterò qui, perché la scimmia della curiosità non impara mai dai propri sbagli, li dimentica. Una mia amica del cuore mi ha scritto della mia bulimia socializzante, dovuta alla paura del nulla che avanza, e mi ha aggiunto una bellissima citazione di Eva Pierrakos: “Molti sono consapevoli, alcuni in modo anche acuto, del fatto che nel profondo della loro anima esista uno struggente desiderio di essere amati. Quando tale desiderio raggiunge la coscienza, esso viene spesso confuso con la capacità di amare”. Come è vero. E non solo quando guardo me stesso. Eppure l’affetto è tutto ciò che ci resta, l’unica arma che avremo in mano quando l’economia crollerà, la politica dichiarerà la resa, la violenza riempirà le strade. Chi, per allora, non avrà davvero imparato ad amare sarà fottuto. Gesù disse: “Ama il prossimo tuo come te stesso”. Povero Gesù, quanto tempo… oggi nessuno ama più se stesso, e quindi è meglio che non ami gli altri allo stesso modo. Oltre il 90% delle persone che incontro per strada, leggendo questo testo, non ne capirebbero nemmeno una riga. Sono completamente alienate, fuori di testa, fuori da se stesse, incoscienti in senso clinico. Ma gli altri soffrono, la differenza è lì. Io non sono che un pesciolino, come lo siamo tutti. Rieccheggia una canzone popolare: “Teniamoci per mano in questi giorni tristi”. Perché il sangue del nostro sangue, nervi dei nostri nervi, sarà chiamato ad un nuovo tributo, e noi dobbiamo imparare a resistere, reagire, essere solidali, difendere noi ed i nostri affetti. Violeta Parra ringraziò la vita mentre stava per lasciarla. Io ringrazio voi, perché siete il motivo per restarci attaccato coi denti.

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