Barbara, un giorno, per farmi un complimento, mi chiamò “il viaggiatore tra i mondi”. Dopo queste tre settimane così intense passate in Svizzera credo che l’affettuosa definizione sia sbagliata. Non viaggio tra i mondi, ma tra realtà parallele che, generalmente,non si incontrano mai. Sono banchiere con i banchieri, giornalista tra i giornalisti, poliziotto coi poliziotti, borgataro in alcuni quartieri di Roma, arrogante in altri, svizzero a Zurigo, tedesco orientale ad Erfurt, inglese a Londra, postpunk ad Amburgo. Non nel senso che mi adeguo o scimmiotto, ma nel senso che mi è sempre piaciuto tantissimo imparare il più bene possibile altre culture e calarmici dentro come se quella fosse la mia vita. Come se potessi prendere diverse “sliding doors” e cambiarle a piacimento. Gli effetti mi sorprendono spesso, quando vedo come sia possibile entrare ed uscire da vite parallele senza apparenti graffi. Tutto questo pippone autocelebrativo per poi scoprire che esiste una vera appartenenza che trascende tutto il resto, tutta la mia comprensione, le mie proiezioni, le mie speranze, le mie delusioni – ed è il rapporto con mia figlia Valentina. Più passo del tempo con lei, più scopro che questa meravigliosa creatura, oltre ad essere splendida, inimitabile, stupendissima, intellimaggica e strabordantemente bellissimissima, ha delle cose che sono parte di me e che fanno quasi paura. Dall’odio per ananas e cetrioli (non conosco nessun altro tranne noi due che odi solo quelle due cose) al carisma; dall’infinita solitudine dell’anima ad una capacità di avere affetti fortissimi ed incrollabili; dalla capacità di entusiasmarsi e dedicarsi in modo maniacale alla percezione selettiva della realtà, per cui passa a volte per sbadata. Come me. Ciò che ci lega, scopriamo adesso con meraviglia e sollievo, è che il nostro legame, sopravvissuto a dei tentativi pazzeschi di distruggerlo, ha un fondamento talmente solido, in fondo alla nostra anima, da essere incorruttibile e dare ad entrambi una forza che non sospettavamo di avere. Con mia figlia vicino ho l’impressione di essere la migliore versione possibile di me stesso, e finalmente – anche se tremo al pensiero – vedo da lontano una luce che si avvicina che potrei davvero chiamare: casa. La vita è lunghissima e ci regala delle gioie così potenti da stordire e stoltire. Non so perché, ma io sono un uomo veramente fortunato. Grazie.

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