– Scrive mio padre, Marcello Fusi, e condivido completamente: “Il ragazzo di quindici anni che si è tolto la vita perchè i suoi compagni (cretini) lo prendevano in giro, ha sollevato un coro di appelli per una legge contro l’omofobia. A me piange il cuore quando un ragazzo cosi giovane muore, in particolare per questi motivi: ma non abbiamo bisogno di una legge, abbiamo bisogno della cultura del rispetto; tutti (o quasi) quelli che gridano allo scandalo, su fb offendono con ingiurie le persone e ridono dei dileggi che gl altri fanno, poi si scandalizzano quando un gruppo di deficenti (quindicenni) si comporta come loro; l’esempio è sempre il modo migliore per insegnare…” Aggiungo solo che questo mese di Novembre 2012 lo ricorderò per il grande dolore, per i tanti, troppi morti, le botte, la violenza presente in tutto, anche e soprattutto nei discorsi, il mio senso di impotenza, l’orrore di fronte alla brutalità ed alla cieca volgarità. L’assalto ai tifosi inglesi nel pub di Campo de Fiori ha segnato l’ennesima pagina assurda, di sangue, di questa mia città. Siamo stanchi, delusi, soffocati. Il questore sostiene che non dobbiamo temere per la violenza antisemita. Domani c’è una manifestazione dei nazisti di Casapound e contemporaneamente altre manifestazioni di studenti. Qualcuno si farà male, e non servirà a nulla. Ma la risposta non è stare a casa. La risposta è uscire e dare l’esempio, come dice mio padre. Esserci, invece di nasconderci. Esserci per far vedere che esiste un’alternativa non violenta, ragionata, empatica. Domani ci sarò anch’io, con i miei 170 chili, e farò il contrario. Mi metterò lì fermo. Non mi muoverò, né quando correranno i ragazzini disperati, gli sfasciatori ubriachi della propria idiozia, i nazisti, i poliziotti deviati, i figli del popolo in divisa. Bisogna esserci e stare fermi. Fermi con le nostre idee, passioni, convinzioni. Accettare la responsabilità. Ma ho paura…

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