Non lo conoscete certamente, per questo ne scrivo. Oggi è morto, a 67, Jules Shungu Wembadio Pene Kikumba, detto Papa Wemba, uno dei più grandi musicisti africani degli ultimi 50 anni, e certamente il grande eroe della rumba congolese, chiamata Soukous. I suoi anni migliori li ha avuti nel periodo della feroce dittatura di Mobutu, quando la sua casa era una specie di “salotto buono” dei migliori artisti africani. Mentre gli M’Bamina lasciavano lo Zaire per sfuggire al regime, Papa Wemba ha trovato il suo nido, ma nessuno gliel’ha mai fatto pesare. Gli africani hanno degli atteggiamenti decisamente differenti dai nostri sulla coerenza politica, e non tutti (lo dico da amante dell’Africa Centrale) condivisibili da noi figli dell’illuminismo. Sicché Papa Wemba rimane un punto di riferimento fondamentale del sentimento africano e del suo sviluppo negli ultimi decenni. Io ho adorato i suoi primi dischi, quelli con la band Zaiko Langa Langa, quindi ve ne offro una briciola, dalla quale si sente l’influenza subita da Santana (siamo nel 1970) e dalla musica caraibica, costruita su melodie e sonorità che conoscerete certamente se avete amato Savuka ed altre band nere sudafricane. Ascoltare questa musica serve a capire non solo la distanza che abbiamo noi europei da loro, ma anche vedere che la loro cultura è fortissima, ed anche se ha subito le influenze che i musicisti da sempre hanno tra loro, rimane un’espressione decisa di un carattere fortemente congolese.

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