Il Burundi ed il Sudafrica annunciano di recedere dal Trattato di adesione alla CPI Corte Penale Internazionale. In questo modo questi Paesi aprono probabilmente la strada ad un esodo massiccio di nazioni del Terzo Mondo dal Trattato. La CPI, che si trova a Voorburg, in un bellissimo palazzo a pochi chilometri dall’Aja, in Olanda, ha la competenza di amministrare la giustizia nel campo del Diritto Umanitario Internazionale – e giudica quindi i crimini di guerra ed i casi in cui violazioni del diritto costituzionale di singoli Paesi potenzialmente trasformino una democrazia in una dittatura. Non c’è bisogno di scandalizzarsi troppo, perché questi due nazioni africane seguono l’esempio degli Stati Uniti, di Israele, della Russia, della Cina, dell’Iran e del Sudan. Invece la Palestina vorrebbe aderire e non glielo lasciano fare. Basterebbe questo per capire che il CPI sia uno strumento politico, e lo si è visto benissimo nei procedimenti a carico di Slobodan Milosevic (suicidato da mano ignota durante il processo a suo carico) e di diversi dittatori africani, che proseguono la loro attività o vengono sospesi a seconda dell’atteggiamento amichevole o meno della Giunta locale nei confronti delle economie occidentali. Personalmente, a causa delle mie esperienze professionali, ho maturato un’opinione estremamente negativa nei confronti della CPI, che vorrebbe essere un contrappeso europeo allo strapotere di USA, Russia e Cina in seno alle Nazioni Unite, ma ho scritto queste righe per altri motivi. Il Burundi recede perché è una polveriera ed il bacino d’utenza di una guerra civile dimenticata. Dato che Francia, Germania, Belgio e Regno Unito hanno cospicui interessi minerari ed economici a Bujumbura, il governo Nkurunziza cerca come può di rendere inaccettabili per l’IONU eventuali interventi militari esterni (soprattutto da parte dell’Esercito di Parigi, che ha notoriamente il grilletto facile). Ma il Sudafrica, oltre a voler trovare un escamotage per permettere a Jacob Zuma di “riformare” la costituzione e restare ad libitum Presidente della Repubblica, sta investendo sempre più sul crimine organizzato internazionale. Aveva iniziato oltre vent’anni fa ospitando Vito Roberto Palazzolo, mafioso conclamato e pluricondannato, che laggiù ha costruito un impero agricolo, industriale e finanziario; poi ha iniziato a dare spazio a cartelli internazionali di trafficanti d’armi; poi sono arrivati i soldi (ed il potere) della Coca-Cola e le drammatiche ingerenze sia sulla politica e la società sudafricana, sia quella della monarchia dello Swaziland Ngwane; di conseguenza De Beers, Glencore, Richemont ed altre industrie si sono rese conto del fatto che non hanno più nessun argine di fronte alle loro mire di espansione. Insomma, i criminali sono un bene economico per i Paesi che li ospitano, questo è il dato di fatto reale. Ovviamente, nella quasi totalità dei Paesi poveri la vita umana non vale nulla, chi se ne frega del Tribunale di Voorburg. Non c’è nulla da fare, non ho nessuna soluzione. Vorrei solo che sapeste che anche in queste cose che paiono piccole, il rischio di una nuova guerra planetaria diventa sempre più reale e realistico. Siamo tutti matti. Tutti.

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