Mentre noi commentiamo, e Juncker (giustamente) chiede che il Regno Unito esca il prima possibile, a Londra coloro che in teoria avrebbero vinto cominciano a tremare. Il Commissario Jonathan Hall si è dimesso ed ha lasciato Strasburgo, mentre Farage e gli altri salvinisti britannici restano in Parlamento a prendere vagonate di soldi ed a votare per delle decisioni legate ad un Paese da cui si sono dimessi. Ora vogliono che si implori loro di cambiare idea, come se Juncker e gli altri non sapessero che la caratteristica tipica del Leghismo, ovunque nel mondo, è di volere esattamente l’opposto di ciò che si dichiara. Non volevano uscire dall’Europa, volevano solo avere una vittoria risicata del Sì per poter contrattare posti di potere. Non è vero che non vogliono gli stranieri! Il 42% del loro patrimonio appartiene a cittadini non britannici! Juncker è lussemburghese, e sa benissimo che i miliardi di capitali in fuga da Londra verranno nei prossimi mesi anche nel suo Paese, nelle banche di chi ne sostiene da sempre la carriera politica. Boris Johnson, l’ex sindaco di Londra, designato a prendere il posto di Cameron, comincia già a dire che non c’è nessuna fretta di uscire. Tony Blair è rientrato nella politica attiva. Lui ed un poeta legato ai laburisti, William Oliver Healey, hanno lanciato una raccolta di firme per un contro-referendum, perché la legge britannica dice che se ad un referendum vota meno del 75% degli aventi diritto e la maggioranza non raggiunge il 60%, il risultato non è valido, e comunque non è vincolante. In poche ore hanno raggiunto un milione di firme. In Scozia si raccolgono firme per un nuovo referendum che permetta alla Scozia di uscire dal Regno Unito e rientrare in Europa. In Irlanda del Nord si discute la stessa possibilità. La sterlina va a picco. I miei clienti mi comunicano che a partire dal 1° luglio lavoreranno solo in Euro o in Dollari, e si preparano ad emigrare a Dublino, a New York o a Francoforte. Salvini e Grillo si sbagliano. Lo choc di Brexit impedirà a chiunque di riprovarci, nel breve periodo, perché tutti i governanti europei sanno benissimo quanto sia importante stare nel Mercato Unico per far sopravvivere le loro economie in questo momento così terribile. E questo choc impedirà, purtroppo, che si parli della crisi profonda dell’Unione Europea, perché molti degli argomenti di coloro che dall’Unione vogliono uscire sono giusti: è un carrozzone corrotto e distante, mai trasparente, guidato dalle lobbies bancarie ed industriali, sensibile oltre ogni modo ai fremiti della politica americana, disunito, inefficiente, per molti versi dannoso. Non è un super Stato Nazionale, perché è nato DOPO la fine del ruolo storico degli Stati Nazionali, e non essendoci alcuna idea di cosa fare dopo, non è nulla, è solo una burocrazia cieca e ladra. Se fossimo persone serie, ora, ci metteremmo a ridiscutere l’Unione – mettendo gli inglesi alla porta. Non faremo ciò che stanno facendo: fregarsi le mani perché potranno dire che i mesi durissimi che ci attendono siano colpa degli inglesi. Come sempre, si discute di coppe e bastoni mentre si gioca a Scala 40. Meraviglioso.

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