– Se guardando uno dei film di Carlo Verdone avete avuto l’impressione che, dietro le sue divertenti caratterizzazioni ci fosse anche un artista amaro, un uomo pieno di sentimenti e cose “vere” da raccontare, non leggete “La casa sopra i portici”, pubblicizzatissimo libro del penoso “comico” Fabio Maiello (www.dailymotion.com/video/x684du_comicomix-hello-fabio-maiello_news) su alcune note melense ed autoincensatorie di Verdone. Con questo volume di quasi 300 pagine a 18 Euri della Bompiani ci ritroviamo in mano circa 120 pagine effettive di testo corpo 16, corredate da alcune foto (quelle si interessanti) della famiglia Verdone, nelle quali Verdone/Maiello ci annunciano che questo sarà “il film più difficile della vita” di Carlo. Ebbene, il tentativo di autocelebrarsi come il vero successore di Alberto Sordi eleggendo la propria casa a simbolo metafisico di qualcosa che si dovrebbe intuire ma sarebbe proibito vedere (c’è anche un capitolo sul mistero di casa Sordi), fallisce nell’eccessivo autocompiacimento, nascosto male da un’umiltà finta e previtocciola, che ci indica un vezzo tutto romano per uno sciovinismo d’altri tempi. Verdone celebra per tutto il libro le proprie conquiste con le turiste straniere, quelle proprie e dei maschi della sua famiglia per le servette in casa, poi lascia scrivere a sua moglie l’unico capitolo interessante, quello in cui si capisce che le donne di casa Verdone hanno accettato da subito un ruolo subalterno, da vetuste guardiane del focolare. Al posto delle sorelle Sordi ci sono le Tate, la mamma morta molto presto, la moglie, la sorella Silvia (che sposa Christian De Sica dopo una corte un po’ rocambolesca). Da ridere c’è pochissimo, anche se lo sforzo è immane per cercare di ottenere o un ghigno o una lacrima. Ma non si può tenere il piede sull’acceleratore per 120 pagine, scritte da una penna meno che mediocre, cercando di non offendere nessuno, gloriandosi degli amici di famiglia, e poi sperare che qualcuno lo trovi divertente. Ho comprato il libro perché Fazio lo aveva celebrato in lungo e in largo. Ben mi sta. Con quei 18 Euro avrei potuto comprare due volumi di Parri o Parise sulle bancarelle dell’usato, dato che è lì che vengono relegate, ed avere invece di due ore di rabbia repressa un paio di giornate di belle letture.

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