– Esco fuori per fare una passeggiata. La gente mi guarda e temo di essere vestito in modo strano. Poi mi accorgo che sono l’unico essere umano che va in giro a piedi da solo, gli altri sono tutti in gruppetti. Dato che è troppo tardi per il filobus 25 che mi riporterebbe a casa e dato che non ci sono taxi in vista, cammino fino alla piazza dell’Opera, che lì almeno lo so dove sono i taxi. Arrivato all’angolo della grande piazza, di fronte ad un McDonald grande come un cinema multisala, c’è un gruppo di ragazzini francesi che dà fastidio a due ragazze locali, che gridano. Vorrei passare accanto senza essere notato, ma la ragazza mi viene incontro, mi tiora per la manica e mi dice cose che non capisco. Io dico ai francesi (che almeno sta lingua la parlo) di lasciarla in pace e che vanno a cercarsi delle rogne. Loro mi si fanno incontro con cipiglio fiero, ma in quel momento un gruppo di skinhead arriva urlando come se fossimo al giorno del Giudizio Universale e vanno addosso ai francesi, che scappano a gambe levate. Intorno a noi tre auto della Polizia, che non fà NULLA. La ragazzina continua a dirmi freneticamente qualcosa, io le rispondo in inglese che non parlo né il lettone né il russo, lei piange disperata. In quel momento tornano gli skinhead. La ragazzina smette di piangere, li conosce. Uno di questi mi dà una botta sulla spalla e mi chiama: Demis Roussos! faccio finta di ridere, preoccupato. In due mi circondano e mi spingono in direzione della città vecchia, arriva tutta la marmaglia, le ragazzine sono con noi, anche loro visibilmente preoccupate. “Parlaci della Grecia, Demis”, ma io non sono greco, sono italiano, “Ah Italianski”, ma non c’è verso, sono Demis Roussos. Gridano spingono, si danno botte l’un con l’altro tidendo, cadono a terra, tutti puzzano di un alcool che non conosco, sembra bitume misto a Chanel, una profondità di fetore sconosciuto, che nmei prossimi minuti imparerò risultare dal mischiare alcool con il Red Bull. Orribile. Ho passato un’ora almeno di puro terrore, finché la ragazzina non è riuscita a convincerli che io l’avevo salvata dai francesi e che lei mi amava follemente. Non vi dico come, è stata paura pura per tutti. Alla fine hanno deciso che grazie alla mia grande prova di coraggio io e lei avevamo il diritto di andarcene insieme. Fuori dal locale ci sono una dozzina di taxi. Faccio per entrare nel primo, uno skinhead grida NIET, mi accompagnano da un altro e mi dicono: Taxi in Riga, very dangerous, pay attention! Come se loro fossero rassicuranti… Veniamo infilati dentro il taxi, che parte sparando a palla Nazareth e scuotendo la zazzera. Ci portano al mio hotel, che oramai so abbastanza di lettone per farmi portare laggiù. Di fronte all’albergo, fuori dal centro, c’è solo vento e neve (è il primo giorno di primavera, no?). Chiamo un nuovo taxi per la ragazzina, che mi ringrazia con un inchino. Scopro di avere due lividi, uno su un fianco ed uno al collo, dove la simpatica e sfrontata allegria degli skinhead ha vissuto un attimo di prorompente fratellanza fra i popoli. Questo dunque è il futuro che ci attende dopo la cura del governo Monti, penso. Medioevo prossimo venturo, direbbe Roberto Vacca. Voglio tornare a casa nel mio bel solare 1977.

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