– Ieri era la giornata scelta per attirare l’attenzione dei cittadini su uno dei fenomeni più orribili del nostro tempo: la violenza contro le donne. Ho aspettato che venisse mezzanotte per non unirmi al coro stereotipato dei media e di quella che i tedeschi chiamano a buona ragione Betroffenheit (colpitismo, ovvero fingere di essere colpiti da qualcosa che crediamo non ci riguarda). Scrivo il meno possibile. Una sberla ad un figlio o ad una figlia, a mio parere, é a volte una cosa necessaria e che risparmierà loro una vita di errori. Una sberla. Non un pugno, una legnata, un calcio. Ma questo non vale tra adulti. Una sberla ad una moglie, la minaccia di una sberla ad una fidanzata, è il segno di chi non ha idea di cosa sia l’affetto ed è, comunque, un soggetto pericoloso. In queste ultime settimane ne ho viste, di queste cose. Un uomo che, ritenendo di essere stato trattato con abbastanza deferenza dalla fidanzata negli ultimi 18 mesi (costei non mostrava in pubblico di appartenergli) ha iniziato ad insultare e minacciare tutti coloro che gli capitavano a tiro – la fidanzata per prima, che ora ha paura a lasciarlo. Un uomo che, tradito dalla moglie, invece di lasciarla e di toglierle il saluto (come sarebbe suo sacrosanto diritto), paga una prostituta per venire a casa sua e, insieme a costei, usa violenza sessuale nei confronti della moglie, che si vergogna a denunciare il fatto. E ci sono le oltre 100 morte assassinate, e le migliaia di donne stuprate, molte delle quali bambine, figlie, nipoti. In una societá in crisi, il maschio, invece di uscire di casa ed uccidere il coniglio per cena, essendo lui stesso coniglio, fà male alle persone che milioni di anni fà avrebbe dovuto proteggere. Vent’anni di berluscloroformizzazione hanno fatto passare l’equazione amore = possesso. Nei miei concerti mi capita di finire a schiaffi con uomini fuori di testa che ritengono che l’emancipazione femminile si esaurisca con il loro diritto di andare a lavorare. Ci vogliono leggi? Forse. Ci vuole rispetto ed imparare il senso della parola affetto. Quindi ci vuole responsabilità. Responsabilità responsabilitá responsabilità. La stragrande maggioranza dei maschi che conosco sono dei bambini perpetui, violenti e capricciosi, insicuri e patologici, che non potendo dimostrare a nessuno il proprio valore, perché non valgono nulla, puniscono le sole persone che li accettano così come sono: delle nullità. Una nullità non è un uomo che non ha successo nel lavoro, questa è una stronzata della nostra cultura cattolica. Una nullità è un uomo che non ha successo come essere umano: non ama, non dà, non fà, non ama, non partecipa, non capisce, non si impegna, non ama, non conquista, non lotta, non ama, ma pretende pretende pretende. Crede che possedere asciugherà la sua sete. Costoro, prima ancora che commettano crimini tali da meritare la prigione, vanno emarginati. Se non li emarginiamo, siamo complici, voi, io tutti. Diventiamo adulti, una buona volta!

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