Le reazioni lette in rete alla morte di Fidel Castro mi hanno fatto capire una volta di più che si è oramai perduta completamente la nozione di cosa sia il Comunismo. Ognuno ha una propria superstizione, e crede che il Comunismo sia questo. Molti credono che l’Unione Sovietica e Cuba fossero comuniste, ma anche la Cina, la Corea del Nord e decine di altre dittature sanguinarie, diversissime tra loro. Del resto, molti credono che gli Stati Uniti – un regime sanguinario quanto l’URSS – sia il faro di libertà del pianeta Terra. Insomma, basta che uno si dica “comunista” o “libertario” e la gente ci crede, senza chiedersi se sia vero. Molti credono che il PCI fosse comunista ma, cosa assolutamente ridicola, ancora più persone credono che la DC ed il PCI fusi insieme siano “comunisti” o comunque “a sinistra”. Molti di loro credono oltretutto che il nazismo non fosse poi così orribile come lo si dipinge. Questione di gusti… Il Comunismo è l’ideologia politica che crede di poter risolvere i problemi centrali del benessere comune, della garanzia della libertà e dell’efficienza strutturale di uno Stato con una stratificazione sociale egualitaria, che presuppone la comunanza dei mezzi di produzione e l’organizzazione collettiva del lavoro. Tutto qui. Questa teoria (sbagliata, e poi spiego perché) si basa sul riconoscimento del fatto che il capitalismo, se non controllato, o uccide sé stesso o uccide i propri cittadini. Se il fine ultimo della società è aumentare il profitto, per giunta di pochi, per la vita umana non vi è rispetto. Ma se i cittadini stanno male, crolla il capitalismo, che funziona solo se tutti stanno bene e comprano. La critica liberale dice che se i mezzi di produzione sono in mano a chi non sa gestirli, si arriva al disastro, e questo è vero – come dimostra il mondo in cui viviamo oggi, nel quale i quadri dirigenti delle industrie, delle banche e della politica sono composti quasi esclusivamente da incompetenti, folli, inetti, persone con gravi squilibri mentali e che nemmeno confondono più il bene dell’azienda con il proprio. Se ne fregano e basta. Il miracolo giapponese si basava sulla nascita di un concetto totalizzante di corporate identity. Ora non c’è più, ed il Giappone è nei guai come tutti. La verità, purtroppo, è che non siamo riusciti a trovare un sistema che funzioni. Nei Paesi della collettivizzazione le cose non funzionano perché nessuno sente la responsabilità personale di ciò che accade su di sé. Per cui la proposta comunista non funziona. Non senza dei correttivi importanti, che scriverò un’altra volta. Per giunta, nessuno, anche quando si accorge di non essere la persona giusta al posto giusto, si tira indietro. Nossignore. Spera che ci sia un altro a risolvere il problema e tiene il proprio culo al caldo. Nei Paesi del liberismo apparentemente senza briglia, le cose non funzionano perché le persone (i perdenti di quel sistema) soffrono, muoiono, s’incazzano, pima o poi si rivoltano e compiono una strage in una scuola o in un supermercato. E la loro Polizia va in giro per strada e spara su chiunque abbia il viso scuro – per poi avere paura di fronte alle gangs di Latinos, che sono quanto di più violento abbia prodotto l’ultimo millennio, come stiamo lentamente scoprendo anche in Italia. Ma in tutti i Paesi l’economia e la politica “funzionano” se c’è uno Stato che usa la mano di titanio contro i perdenti, ed ogni tanto li manda a morire in guerra. Così hanno fatto la Germania Nazista, gli USA e l’URSS, per decenni. La Cina della propria gente fa stragi in casa. Da 70 anni l’Europa occidentale è stata una sorta di isola felice, nella quale i torti erano talmente piccoli da permetterci di indignarci personalmente, nella quale la pubblica opinione, fino alla fusione tra DC e PCI (in Italia, negli altri Paesi la progressiva fusione tra democristiani e socialdemocratici sta avvenendo solo adesso) e quindi alla fine del bipolarismo di facciata, era in grado di spostare di qualche millimetro l’asse della storia – quel millimetro che dava a tutti l’impressione di libertà. Il prezzo di questa nostra speciale condizione l’hanno pagato in parte gli Americani e la Francia (che facevano la guerra per nostra vece) ed in parte molto più grande i Paesi africani, che sono stati derubati, umiliati, torturati e schiavizzati per il nostro comodo. Non faccio del moralismo, sarebbe ridicolo. La Res Publica si amministra con le mani lorde di sangue, vomito e feci. La differenza tra Hitler e Stalin era che il primo aveva un governo efficiente. Ma erano due assassini mostruosi. Si governa quindi con la violenza, quasi sempre, con compromessi schifosi, difendendo ingiustizie, tacendo verità. Ma con una luce di fronte agli occhi, un mondo che vorremmo. Il Comunismo, per una generazione, è stato il “mondo che vorremmo” e che non vogliamo più. Perché sappiamo troppo di noi stessi per prenderci ancora per i fondelli. Nel 1944 a Bretton Woods, nel New Hampshire, a firmare c’erano tutti, e l’URSS ha sempre fatto parte del Fondo Monetario Internazionale, da cui ha preso prestiti imponenti, in miliardi di dollari, l’ultimo nel 1998. Le stragi compiute da USA ed URSS in America Latina, in Afghanistan, in Corea, in Vietnam, sono crimini contro l’umanità di proporzioni superiori persino all’Olocausto nazista (che non sto affatto cercando di rendere una bagatella). Come dice un mio saggio e carissimo fratello, Felipe Turover, il crimine maggiore che puoi commettere in guerra è perderla. Ebbene, noi le abbiamo perse sempre, le perdiamo tutte, Le perdiamo perché non abbiamo né il Comunismo, né il Liberismo, né la Sharijah, né qualsivoglia altra ideologia che funzioni, e che ponga un freno condiviso all’egoismo dei singoli. Nemmeno in Cina e in Giappone, che sono Stati fondati sulla spersonalizzazione. Allora, vi prego, quando parlate di Cuba, non mettete nello stesso calderone Matteo Renzi e Fidel Castro, Josip Stalin e Gianni Cuperlo. Vi prego. Non vi sputtanate. Mantenete la vostra rabbia fredda, cercate di capire ed imparare, e non di sparare a cazzo nel mucchio. Che quando spari a cazzo nel mucchio, c’è solo uno che crepa sicuro. Tu.

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