– Ho visto il film breve sulla bontà che gira su Facebook da un po’ di tempo. Un ragazzo da via tutto ciò che ha per aiutare una vecchia signora, una bambina mendicante, un cane e via di seguito, e vede con gioia che le loro vite migliorano. Il film mi ha fatto tenerezza, ma non in senso sarcastico. Il personaggio del cortometraggio è “buono” per educazione, cultura, indole. Non crede, sa di dover agire così. In questo modo crea uno straniamento – come direbbe Viktor Sklovskij – che serve a farsi ricordare. Ma se lo si guarda superficialmente, il filmato andrà a finire nella nostra cartella di memoria dedicato ai sensi di colpa o al ridicolo. Valentina Piraino, da cui ho preso il filmato, mi ha ricordato una cosa importantissima che a volte dimentico. L’essere umano è tirato da due forze immani e contrastanti. La necessità di affermarsi come individuo ed unicità, la necessità di appartenere ad un gruppo di eguali. La società odierna ha scardinato questo equilibrio da sempre precario. Vivendo in una bolla globale, fraintendiamo la nostra solitudine totale con un senso di affollamento, di modo che il nostro bisogno di unicità ne esce soverchiante, pressante, maniacale. Qualunque concessione al dono – che viene inteso come perdita di qualcosa di proprio, quindi di un pezzo di se stessi, in un mondo in cui nemmeno il nostro corpo e la nostra anima sembrano appartenerci più – viene considerata con senso di colpa o sarcasmo. Non solo. Di solito chi riceve il dono ci odia, perché non sarà mai in grado di ricambiarlo. Bisogna donare segretamente, inavvertitamente, senza parere. Un personaggio politico peraltro poco edificante diceva: mai vincere 6-0, sempre 2-1 e facendo credere all’avversario che si sia vinto per fortuna. Mai donare che si veda la differenza. Bisogna imparare questa lezione in fretta. Donare, in un Paese che scivola nella miseria più nera come il nostro (quella economica, dopo che abbiamo da tempo raggiunto quella spirituale), può essere anche un modo per mostrare distanza e disprezzo. Per vincere la terribile bugia che ci incatena dobbiamo donare come se restituissimo. Grazie di nuovo, Valentina, per le volte che mi costringi a ragionare…

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