– Da stamani anche Pippo Baudo è ospite dell’hotel. Vive e mangia separato dal resto degli ospiti, in compagnia di uno con la faccia da trafficone e di una giovane badante. Se penso a mio papà, Baudo i suoi 78 anni se li porta davvero male. Quasi non cammina, non fa che inveire e gesticolare in modo decrepito. Non credo che sarà utile alla causa del PUPU. In ogni caso devo stare più attento. Sui giornali non c’era nulla, ma oggi è venuto a trovarmi, inferocito, l’avvocato sanmarinese di cui avevo parlato un paio di giorni fa. E’ entrato come un tornado nella sala ristorante quando sapeva che sarei stato lì, mi ha chiesto di uscire, ed ha abbaiato: sei stato tu, non è vero? Vi risparmio le schermaglie dialettiche. Hanno un filmato che mostra un omone che mi assomiglia che mette i foglietti sotto i tergicristalli. Non mi hanno identificato, pare che io sia incensurato, le mie impronte digitali non sono registrate. Ma ieri pomeriggio, su richiesta della Procura della Repubblica di Rimini (che per un accordo bilaterale agisce in Italia per conto di San Marino) ha fermato Giuseppe Pepe di Cesena, un dirigente dell’Agenzia Territoriale dell’Istituto Superiore per la Sicurezza sul Lavoro, 53 anni, ex volontario nella guerra in ex Jugoslavia ed ora consulente per l’addestramento delle truppe speciali al centro di Addestramento della Polizia dello Stato di Cesena, un passato da dimenticare: violento, una famiglia rovinata alle spalle, anni passati a recuperare un equilibrio mentale dopo la sconvolgente esperienza fatta in Croazia. Sono senza parole. L’avvocato S. mi fa vedere i fogli della Procura con l’interrogatorio. Il povero Pepe nega, ma nega male, si contraddice, s’incasina continuamente. S. è fuori di se, balbetta per la rabbia. Prometto di smettere, non credo ai miei occhi. Avevo quasi preparato l’incontro fra Pepe del PUPU e il Papa, come mi aveva suggerito Nunzio Ruggiero. Niente da fare, meglio lasciar perdere. Pippo Baudo esce dal ristorante, lui e S. si sorridono e si fanno un cenno, sono esterrefatto. Pochi minuti dopo S. lascia l’albergo, torno al mio posto nel ristorante, tutti gli ospiti mi guardano attoniti e muti, io sono talmente scosso che nemmeno mi accorgo di cosa sto mangiando. Me lo dirà poi una signora milanese: branzino allo spazzolino (una ricetta esclusiva di Beppe Grillo, ricordo), ciancicato di cervelletto di passerotto al peto segreto – senza besciamella. Mi attendo una nuova riunione di crisi, un processo forse definitivo, dopo pranzo mi rintano nella mia stanza ed aspetto. Nulla. Al trattamento successivo tutti sorridono normalmente, nessuno sembra sapere nulla. A cena non c’è nessuno della direzione. Pippo Baudo sta cenando in uno spazio riservato, non alza nemmeno gli occhi quando entro. Bene. Accade tutto dopo cena, quando sto per rientrare in camera. Mi attendono i due omoni in divisa del quarto piano. Mi dicono di seguirli, salgo le scale, la porta oggi è aperta. La sala intermedia ha la luce accesa, anche la porta della stanza con la macchina segreta è aperta ed illuminata. Mi fanno entrare, dentro ci sono due persone che non avevo mai visto. Strano, non si presentano, mi guardano in silenzio, inespressivi. “Lo sa a cosa serve questa stanza, Dottor Fusi?” Non sono dottore. “Questa stanza è una stireria, Dottor Fusi. Abbiamo letto tutte le sue sciocchezze, finora non ci abbiamo messo bocca perché ci sembrava superfluo, ma stiamo raggiungendo un limite di assurdità che non è più tollerabile. Questa è una stireria, una stupida stireria, e lei ne sta facendo un thriller di spionaggio. Lo scriva ai suoi lettori. La notte qui laviamo e stiriamo gli asciugamani che di giorno vengono usati dagli ospiti dell’albergo. Nulla più. Ed ora torni in stanza e si comporti da adulto, una buona volta”. I due omoni mi sollevano di peso (e vi assicuro che, nonostante abbia perso alcuni chiletti, faccio ancora la mia sporca figura se pesato per scommessa accanto ad un elefante). Mi portano giù, mi ghignano la buonanotte. Per questo sono in ritardo con queste righe, sono ancora scosso, ora devo pensare. Non al futuro, mal al presente. Immantinente. Post Scriptum: Secondo me la cosa più inquietante di tutta questa storia di Buru Buru è che io mi invento un Pepe del PUPU che ha la mania della Croazia, e poi si scopre che quel poveraccio esiste davvero. Poi stiamo qui a chiederci se esista o meno il destino.

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