– A domanda rispondo: non credo alla grande cospirazione. Nemmeno a quella piccola. Credo che, dietro qualunque quinta, chi ha ambizioni e forza sufficiente per farle valere si batta per imporre i propri interessi, costi quel che costi – ma questo non da vita ad una cospirazione, piuttosto accresce la complessità. Fin dall’epoca d’oro ateniese e poi romana, la democrazia è stato l’escamotage trovato per cercare di porre un argine agli effetti nefasti di queste lotte egoistiche. Nominiamo dei controllori e legislatori che creino limiti e, attraverso le leggi e le forze dell’ordine, li facciano rispettare. Ogni x anni, una volta che abbiamo visto i risultati del loro lavoro, gli eletti li riconfermiamo o li sostituiamo. Tutto ciò è stato travolto dal feudalesimo, poi dalle monarchie nazionali e dalle dittature. Alla fine della seconda guerra mondiale abbiamo creduto che l’umanità, stanca di soffrire, avrebbe finalmente accettato regole universali di democrazia, di pace, di equilibrio, di rispetto. Ciò però non ha soffocato la brama di coloro che, avendo ambizione e forza sufficiente, non apprezza tutto ciò. Costoro hanno imparato ad usare le leggi della democrazia per renderla inutile ed inefficiente: prima di tutto con la corruzione, poi con uno sviluppo mirato della distribuzione della ricchezza, che ci riporta ad un nuovo medioevo. Non importa chi sia al governo democratico del Paese, la ricchezza si raggiunge in modo “altro”. Dopodiché, la complessità della società, dell’economia, dello sviluppo scientifico fanno sì che la stragrande maggioranza dei cittadini abbia in mano un voto e nessuna idea di come e perché darlo, perché non capisce nemmeno i risultati che scaturiscono da questa o quella scelta. Tutto è così complicato, difficile, nascosto, faticoso che, come dice il mio amico Lorenzo Zuffi, alla fine a nessuno importa un fico secco di nulla. Questo sviluppo della complessità ha portato il singolo a rinunciare al proprio interesse, persino alla propria sopravvivenza, purché lo si lasci in pace, gli si risparmi di venir tritato dalla macchina della complessità legale, economica, politica, scientifica. Sappiamo talmente tutto, da non sapere assolutamente niente. E questo “nientismo”, che va molto al di là dell’apatìa di Rugantino, è la grande forza del momento. La democrazia, intanto, muore democraticamente. A Bruxelles esiste un gruppo di persone (non una cospirazione, al momento che ciascuno di loro serve interessi diversissimi e concorrenti) che ci dice come vivere e morire. Non li elegge nessuno, nessuno può mandarli via. Nemmeno in economia: era stata fatta la legge, per le grandi società per azioni, secondo cui i manager ogni anno rimettono il loro mandato agli azionisti che giudicano il loro operato. Ma nelle società ad azionariato diffuso ciò ha portato ad una complessità tale, che il management comanda sui soldi altrui senza alcun vero controllo, dato che i controllori sfuggono essi stessi ogni controllo e non vengono eletti. In questa situazione nemmeno il riflusso nel privato funziona. Ci accorgiamo che la vita non funziona, che il nostro partner non ci ama e noi non lo amiamo, che non siamo capaci di dare una vera direzione ed una speranza congrua ai nostri figli, di cui siamo quasi sempre ostaggi. Ma non sappiamo cosa fare. Nessuno ha la forza, l’ambizione, il coraggio e l’intelligenza per opporsi. Nel passato, in queste situazioni una guerra terribile, che falcidiasse l’umanità, ha riportato una parvenza di equilibrio. Mi sa che ci siamo. E ci siamo da soli, lasciamo pochissime persone, forse nessuno, dietro di noi. Forse così sarà più facile mettersi il fucile in spalla – come ha dimostrato l’orribile macello jugoslavo e quelli simili che avvengono indisturbati in Asia ed in Africa.

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