– Comincio a pensare che, oltre che a ragionare di ciò che fa (o finge di fare) Matteo Renzi, dovremmo ragionare di ciò che fa (o sta preparandosi a fare) il misterioso Sig. Doporenzi. Dopo che la Corte dei Conti ha rinviato a giudizio Renzi per “danno erariale” per delle nomine fatte dalla sua giunta quando era alla testa della Provincia di Firenze, mi pare che ci siano le condizioni per le quali Renzi, come il primo stadio di un missile per la Luna, si stacchi e si perda nello spazio dopo aver esaurito il suo compito di portarci fuori dall’atmosfera terrestre. Già, perché dopo questo rinvio a giudizio arriveranno anche le decisioni delle inchieste aperte sul periodo in cui era Sindaco di Firenze, e si dice che la Corte dei Conti ci andrà giù pesante. D’altro canto, lui ha sempre ripetuto di essere una sorta di grimaldello, di “comandante a termine”, di Cincinnato che deve scardinare un blocco, vincere una battaglia e poi andarsene. Tutta la sua storia mediatica e politica ci indica come lui possa – alla fin fine – essere una meteora. Lo dico non per sembrare furbino, ma perché se ciò fosse vero, allora tutto ciò che lui otterrà sarà non il punto di arrivo, ma il punto di partenza di chi verrà dopo di lui. E finora Renzi ha ottenuto: a) luce verde per l’indiscriminato aumento delle tasse; b) luce verde per la svendita degli assets di Stato; c) luce verde per la messa in cantiere dello scardinamento del patto consociativo tra DC e PCI del 1948, poi rinnovato ed allargato al pentapartito dopo la vittoria di Bettino Craxi su Francesco De Martino nel 1976. Nota bene: in quelle elezioni il PSI, schierato su posizioni filocomuniste, scese al 9,6%, mentre il PCI crebbe di oltre il 7% fino a sfiorare il 35%, ad un milione di voti dalla DC: Una possibile coalizione tra PCI, PSI, PdUP, DP e PR aveva il 46,7% dei voti -il che significa che, se Craxi non avesse rovesciato il tavolo dei Socialisti, la DC per governare avrebbe avuto bisogno anche dei voti del MSI – il che avrebbe aperto la porta ad un possibile sorpasso del PCI alle elezioni successive. Aldo Moro, le cui dimissioni da presidente del Consiglio, rese necessarie dalla posizione di De Martino, avevano portato a quelle elezioni anticipate, si mise a lavorare ad un governo di unità nazionale che prefigurasse una nuova presa di responsabilità comune dei sottoscrittori del patto consociativo. Ovvero. DC e PCI avrebbero dovuto governare insieme, mostrandosi al Paese con la loro faccia vera. Il disegno piduista era altro, e portò al rapimento ed all’uccisione di Moro, così come ad un’escalation della strategia della tensione, alla teoria del preambolo (DC e PSI governano sempre insieme) e a tutto ciò che venne dopo. Noi non vedemmo i prodromi di questo, eravamo troppo al di dentro degli eventi. Invece adesso, basandoci sulla nostra esperienza, dovremmo sapere che dopo ogni Craxi viene un Berlusconi, si scoprono le trame di un Gelli, un Amato dissangua i cittadini e mette in pericolo gli equilibri industriali e finanziari del paese, inizia una nuova crisi strutturale. Intanto – direbbe Luca Carboni – Dustin Hofmann non sbaglia un film. Siamo noi che sbagliamo tutto il resto. Per cecità, mancanza di preparazione, di lungimiranza, di attenzione.

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