Molti amici imprenditori sono infuriati per il risultato del referendum greco. Li capisco parzialmente, ma non sono d’accordo con loro. Negli ultimi 20 anni tutte le cosiddette riforme introdotte in Europa avevano un solo obiettivo: far accettare alla popolazione di perdere potere d’acquisto, di perdere il lavoro, di perdere le pensioni, di perdere servizi, di perdere la sicurezza, di perdere spazi di libertà. Dal 1989 in poi ci è stato promesso che, pagando questo tributo di sangue, prima o poi saremmo stati meglio – ed invece abbiamo vissuto la deindustrializzazione delle periferie dell’Unione Europea e poi abbiamo vissuto il colpo della crisi dei sub-prime del 2008, le cui conseguenze non sono ancora analizzabili, perché la crisi continua a peggiorare di anno in anno. Da quando la troika è arrivata alla guida dell’economia greca, la recessione è triplicata nelle sue cifre, la recessione è divenuta apparentemente irreversibile. Non abbiamo avuto riforme, ma tagli – e non solo non sono serviti, hanno peggiorato tutto. Nel Continente che era il più ricco del mondo abbiamo ora migliaia di persone che muoiono di stenti, ovunque. Venite a Roma a vedere gli anziani che, di notte, frugano nei cassonetti e si prendono a spintoni. I greci, ora, in quello che è stato il quarto laboratorio a cuore aperto dell’Europa dopo la fine dell’Unione Sovietica (annichilimento della DDR, fallito annichilimento della Russia, sbriciolamento della Jugoslavia e annientamento della Grecia), si ribellano. La politica dei tagli non funziona, peggiora solo le cose – perché riduce gli introiti fiscali, perché mette la popolazione nella condizione di non poter più comprare alcunché, perché costringe la gente ad organizzarsi al di fuori del mercato commerciale basato sullo scambio di moneta. Quindi gli imprenditori dovrebbero essere dalla parte dei Greci. Cristina Ronchi, tu sai benissimo quanto ti stimo, ma davvero credi sia meglio che, per pagare questa tornata di interessi, vengano cancellate le pensioni e licenziate altre persone? Tu hai un’azienda che probabilmente non vende in Grecia – ma se la Grecia viene schiantata, quando sarà il turno del Portogallo, dell’Italia e di qualche Paese Baltico, cosa penserai? Che debbano morire nel nome del Dio della Austerità Finanziaria? Siamo davvero così cattolici da credere che l’espiazione delle colpe sia più importante del comune interesse? Se così fosse, quanti sono gli anni di inferno in cui condanneremo / condanneranno l’Italia, quando toccherà a noi?

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