Mio Nonno Sestilio, detto Ziononno o Di Cui, ogni tanto mi portava in auto dal Lido dei Gigli, dove passavamo le estati, a Roma. Non ricordo nemmeno perché, ma ricordo che quei monologhi mi hanno formato profondamente. Alcune frasi indimenticabili, che sicuramente Marcello ed Andrea Fusi, i suoi figli, avranno ascoltato un milione di volte: “Non fare mai una domanda, se c’è il rischio che non ti piaccia la risposta”. Oppure: “Se ti sembra che non sai cosa fare, vuol dire che c’era un’altra domanda che veniva prima, e non hai avuto l’onestà di rispondere a quella”. E magari: “Quello che non sai fare è solo quello che sei troppo pigro o fifone per fare”. Gli chiesi cosa volesse dire essere vecchi e rispose (aveva già almeno 70 anni): “Ma che ne so? Quando mi succede te lo dico”. Mio papà aggiunse negli anni altre cose fondamentali, come “l’esperienza è una materia che non si insegna in nessuna scuola” e “la gara è contro di te, prima di tutto. Se in acqua non ci fossero otto nuotatori non esisterebbe il nuoto. Se nella vita non ci fossero sconfitte, non esisterebbe la vita”. E poi: “Ciò che non fai per te, non lo fai per niente”. Gaber direbbe: tutte cose giuste per un’altra generazione. Ebbene? Ebbene ho 56 anni. 56. Una cifra immane, spaventosa, inconcepibile, assurda. Gaber diceva giustamente: “I vecchi bisogna ammazzarli da bambini”. Ma io, mio nonno e mio papà siamo bambini sempre. Non chiedeteglielo, negherebbero, ma mentono. La nostra prosopopea leziosa, la nostra saggezza finta, nascondono questa nostra incapacità di invecchiare, che come diceva Gaber pare che sia “non avere più una parte eccitante da interpretare”. Noi siamo dannati e fortunati. I miei fratelli, Carlo e Fabio, ne sono usciti in modi diversi, ma restando un pozzo d’affetto. Le mie sorelline hanno pagato prezzi più alti, ma entrambe hanno incontrato uomini straordinari che le amano oltre la follia ed i limiti della pazzia. Ma io ho 56 anni. Non ha senso. Non scherziamo, non crederete che un uomo della mia età vada in giro a cantare come un liceale, a sbraitare alle manifestazioni politiche, a sognare storie d’amore impossibili con donne esclusivamente bipolari e fuori di testa come il ponte tra Roma e Cagliari! Alla mia età si scrivono opere conclusive, si gioca coi nipotini a traversone e si fanno passeggiate col cane. Non avendo ancora imparato a vivere con me stesso, la convivenza con una bestiola per me è una versione spaventosa dell’inferno dantesco. Mannaggia Santa Elisabetta con le Calze Rosse, come diceva Ziononno. Ma sto imparando a baciare i rubinetti, per chi conosce la sua ardita metafora della discrasia culturale dei tempi moderni. Mi avete riempito di auguri. Ho fatto finta di non farci caso, ed invece, segretamente, mi sono commosso. Davvero mi vedete? Non c’è quindi bisogno di ingrassare ancora di più? Grazie, mi avete regalato una giornata di gioia.

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