L’operazione editoriale compiuta da Silvio Berlusconi sul suo protetto Alessandro Di Battista, dirigente del M5S ed autore del gruppo Mediaset, mi ha sconvolto. Berlusconi ha sempre dimostrato di essere una persona di spirito (anche se volgare) ed uno che, negli affari, non guarda in faccia a nulla ed a nessuno – e sinceramente non me la sento di criticarlo. Accade ora che l’On. Di Battista abbia pubblicato un libro di sue memorie, intitolato “A testa in su” (Rizzoli, 252 pagine, 14,45 €), che è un affastellato di idiozia imbarazzante, di sempliciottismo fascista catestematico, di vitellonismo d’accatto di pargolo scemo di famiglia borghese, un insulto continuo all’intelligenza, al buon gusto, all’amore per la vita, al senso della misura. In tutta la mia vita non ho mai letto tanto orrore, tanta demoralizzante demenza. Ma funziona. Funziona perché, quando ne leggi alcune righe, non puoi più smettere – oppure sei un cazzone invasato e lobotomizzato di grillopatico che crede davvero che il personaggio caricatura, che “Dibba” ha volutamente ricostruito copiando Che Guevara, sia un punto di riferimento culturale. In un solo colpo Dibba spazza via tutto: dal libro Cuore a Giobbe Covatta, da Fabio Volo a Lara Cardella, tutto ciò che l’essere umano dovrebbe disprezzare per segnare la propria differenza dalle scimmie, e sempre più raramente dimostra di voler fare. Alcuni quotidiani pubblicano alcuni estratti dal libro, che vi ripropongo. Dimostrando di non saper nulla di storia scrive: “Siamo stati terra di conquista dei barbari, dei franchi, degli arabi, dei normanni, dei francesi, degli spagnoli e da settant’anni degli americani. Non abbiamo mai vissuto una rivoluzione popolare com’è accaduto in altri Paesi: ciò per certi versi si è rivelato un bene, ma ci ha impedito di portare nei nostri cromosomi una vitalità iconoclasta necessaria per attuare grandi cambiamenti”. Ancora: “Essere riconosciuto oggi, innegabilmente, mi apre molte porte e mi ha permesso anche di scrivere questo libro. Ma capita, nel silenzio della notte, di pensare ai tempi lontani su quella barca, dove nella solitudine non mi sentivo mai solo… Sono contento di essere quel che sono diventato ma sogno di poter tornare a essere uno straniero che lavora su una barca. Senza un nome, libero di non essere soltanto riconosciuto, ma di scegliere quando e da chi farmi conoscere”. Nonostante i pericoli: “Conoscere il turpiloquio è fondamentale quando si viaggia. Infilare qualche trivialità autoctona nei tuoi discorsi riduce persino le possibilità di essere derubato. Un ladro ci pensa due volte prima di rapinarti se ti ascolta pronunciare parolacce importanti”. E per giunta: “Io l’ayahuasca decisi di non prenderlo, mi interessava molto più l’umano del divino e in viaggio avevo compreso che nulla era più allucinogeno, stupefacente, straordinario degli esseri umani, della natura, dell’Amazzonia che avevo davanti. La vista del tetto del battello mi stava commovendo, le urla della selva erano musica, l’enorme stanchezza che sentivo addosso mi dava sensazioni di euforia, c’erano tutti gli ingredienti per avere anch’io “l’illuminazione” che tanti viaggiatori millantano… Ma nulla, non arrivò”. Spiego. Alcuni anni fa, Dibba, figlio ozioso e bighellone di una ricca famiglia fascista romana, ricevette in dono dal padre una carta di credito con un limite osceno e se ne andò in vacanza in America Centrale e nel Sudamerica per due anni, scrivendo diari di maestosa ignoranza, pateticità, mammismo e delirio. Non ha mai lavorato su un battello, ma ha preso un biglietto di Prima Classe pagato dal suo papino. I diari, offerti a “La Repubblica”, non vennero pubblicati. Silvio Berlusconi, invece, ci ha visto lungo, molto più lungo. Lui che aveva sempre detto che bisogna parlare agli italiani come agli studenti di una classe differenziale della Prima Media, ma facendo bene attenzione che ti capisca quello dell’ultimo banco in fondo, quello più discolo e scemo di tutti. Vi confesso che cono tentato di comprare il libro, perché non riesco a credere che possa esistere. Sono questi i momenti in cui ho l’impressione che Berlusconi, sdoganando l’orrore insito negli italiani, abbia scatenato delle furie che solo lui è in grado di domare e controllare. Se un giorno mai questo cretinetti fascista di rampollo viziato e stupido divenisse Presidente del Consiglio, avremmo in Italia una situazione incomparabile con il resto del Mondo. A quel punto persino il Senatore Razzi potrebbe aver ragione, a dire che la Corea del Nord non sia poi quell’inferno che dicono tutti.

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