Oggi, per la 68esima volta, si celebra la Giornata Mondiale dei Diritti Umani. Una presa per il culo insopportabile. La celebrazione la organizzano gli stessi che, quotidianamente, sono responsabili dei più efferati delitti contro milioni di persone. Non ci crederete, ma ora vado in Chiesa e prego. Non al Papa, ma a Colui che ha Creato tutto, me compreso. Non ho un nome da pronunciare, e quel nome sarebbe comunque proibito, perché io sono Figlio di uno dei Tre Popoli del Libro. E credo fermamente nella Religione del Dubbio, disprezzo chi crea dolore in nome di qualunque cosa, religione inclusa, ma intanto sto perdendo la mia fede nell’Umanità, che mi ha guidato fin qui. La perdo perché sono debole e stanco, egoista ed infingardo. Perché è più comodo fingere di smettere di credere e sperare che la Natura non mi veda – e smetta di far sciogliere il ghiaccio ai poli, di far aumentare la temperatura e l’avvelenamento di aria, acqua e cibo. Inginocchiato di fronte alla Forza immensa e rigeneratrice e distruttrice dell’Universo, dirò grazie, commosso, di esistere, di vivere in Europa e nuotare (ancora) nel lusso, di poter amare ed essere amato, di rispettare ed essere rispettato. Ho una vita meravigliosa e fortunata, quindi oggi festeggio la speranza che possiate averla anche voi. Giorgio Gaber gridava che l’Uomo muore. Ma aggiungeva: Io ci sono. Quindi, reso grazie, alzo il culo e mi metto a fare le cose che devo. So benissimo quali, mi aspettano. Alzo il culo, e per almeno una giornata butto nel cesso il mio vittimismo e la mia pigrizia. E se mi viene bene, se la parte mi funziona, allora mi sembra di essere una persona.

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