Un mio amico mi chiede se la questione greca, dato il silenzio in proposito, sia nel frattempo stata risolta, e mi accorgo che, come al solito, il giornalismo dei giorni nostri, invece di informare, contribuisce piuttosto alla rimozione dalla mente della gente dei problemi importanti. La situazione in Grecia è la seguente. Tsipras tratta sui tagli lineari dei costi dello Stato e propone 2 miliardi di Euro di risparmi. Propone 2 miliardi in una situazione in cui le entrate dello Stato sono diminuite del 62,4% in un anno – specie perché aeroporti ed altre infrastrutture greche, legate al turismo ed alla sopravvivenza della gente, sono state praticamente regalate alla Germania. Propone 2 miliardi in una situazione in cui un decimo della popolazione vive come mendicate per strada, in cui il 40% della popolazione è senza lavoro, in cui gli esercizi commerciali chiudono, la gente rinuncia all’elettricità ed all’acqua potabile, alle cure mediche, alla mobilità, riscopre il baratto. Propone 2 miliardi in una situazione in cui quasi 2 milioni di fuggitivi dalla Siria, dall’Afghanistan, dallo Yemen, dalla Libia, da ovunque, sono bloccati in Grecia – mentre l’Unione Europea fa accordi con la Turchia e non dà ad Atene nemmeno un penny di aiuti. Il Fondo Monetario Internazionale chiede un taglio di 9 miliardi di Euro, l’Unione Europea di 6 miliardi di Euro. Ma c’è una novità. La Signora Lagarde ha incontrato la Signora Merkel e le ha detto a brutto muso: voi tedeschi avete scaricato la recessione interna sulla Grecia, avete preso tutti gli asset greci che portavano soldi allo Stato, avete permesso agli armatori greci di continuare a non pagare le tasse e nascondere i propri capitali in Germania ed in altri Paesi dell’Unione Europea. Adesso siamo al punto in cui Tsipras ha una sola mossa a disposizione: chiedere l’uscita dall’Euro a ridosso del referendum inglese sulla UE, di modo da influenzare in modo forse decisivo quel voto. Mario Draghi e Christine Lagarde pretendono ora che i tedeschi rinuncino ad una fetta importante dei loro crediti sulla Grecia, spalmandoli sui guadagni che faranno nei prossimi decenni avendo scippato gli introiti del turismo dalle casse elleniche. Angela Merkel è nei guai. Se dovesse proporre una cosa simile, l’opposizione dell’AfD crescerebbe ancora di più – insieme ai matti di Pegida, della DVU e delle altre formazioni neonaziste in grande crescita in Germania. Ma se non lo fa, Draghi e Lagarde eviteranno di aiutare Deutsche Bank, Commerzbank, DZ Bank e le quattro grandi Landesbanken, che stanno sul filo del rasoio per i giochetti fatti con i derivati e con altre speculazioni andate male. Non finisce qui. Stiamo entrando in una nuova recessione, indotta dalle conseguenze di quella del 2009, che non è mai stata risolta, ma solo tamponata con misure straordinarie. Una recessione che, negli anni fino al 2018, potrebbe mettere in ginocchio l’Italia, il Portogallo, la Spagna, la Francia – e poi, in un effetto domino, tutti. Mario Draghi l’ha detto a chiare lettere: siamo alla soglia di una disintegrazione dell’Unione Europea. Ed il sassolino Grecia, con la sua tragedia, trascinerà nella morte noi filistei insieme al loro Sansone spompato ed umiliato.
Lascia un commento