La nostalgia non riguarda il passato, ma il futuro. Si riferisce ad uno sviluppo di un nostro ricordo (non importa se vero, verosimile o falsato) ed alla delusione che percepiamo vedendo che ciò che speravamo fosse la possibilità più giusta, più armonica, più rassicurante, non ha avut luogo. Anzi, generalmente scopriamo di essere a milioni di chilometri e di anni di distanza da ciò che avremmo voluto come futuro. Dopodiché l’unica verità è quella dell’adagio tanto caro ai Tedeschi, e che ho imparato ad apprezzare: Dio punisce i propri figli ascoltando le loro preghiere. Se alcune di quelle speranze si realizzano, quasi sempre il risultato è profondamente diverso da ciò che eravamo convinti che accadesse, ma soprattutto non ci sentiamo come ci aspettavamo che ci saremmo sentiti. Questa cosa me l’ha insegnata Anouk S., un migliaio di anni fa, quando aveva solo cinque anni, ed era in visita a casa mia a Menaggio, sul Lago di Como. Piangeva disperata perché la mamma le aveva detto che l’Italia era il Regno del Gelato – ed a Menaggio non c’era una gelateria aperta. Così organizzammo una gita a Locarno, in Ticino, con questa bestiolina impertinente che piagnucolava e chiedeva ad ogni curva se fossimo finalmente arrivati. A Locarno le mettemmo questo stramaledetto gelato in mano, lei lo mise in bocca, ed iniziò a piangere disperata: “Non me l’ero immaginata così”. Per questo, quando la malinconia nostalgica mi travolge, penso di avere sostanzialmente paura del futuro. Ho paura di non essere in grado di avere un tempo, a mia disposizione, in cui riparare i torti fatti a me stesso, in cui svolgere altrimenti il Filo di Arianna, in cui costruire la magia di un momento perfetto che non è ancora arrivato. Ho smesso da anni di avere nostalgia di alcune persone, perché Dio mi ha fin troppo punito, dandomela vinta e permettendomi di vedere quanto perniciose fossero le mie proiezioni, quanto sbagliata fosse per me quella persona, e soprattutto quanto fossi sbagliato io, per lei. Io, con la mia prosopopea, la mia finta capacità di vedere e descrivere qualità altrui dove non ce ne sono, la mia abilità nel raddoppiare la posta ad ogni momento di stanchezza, quando ogni fibra del mio corpo gridava “basta” ed io, per un senso inqualificabile di infantile onnipotentismo, continuavo, Caterpillar convinto che la frustrazione, se asfaltata, divenga amore. Per cui ho nostalgia per le vite che non ho scelto, per le cose che non ho fatto, molte delle quali sono oramai al di là delle mie possibilità – per paura, prima di tutto. Sono stato viziato dalla sorte, ed ho avuto tantissimo, e mi accorgo che basterebbe poco per prolungare questo stato di grazia. Credo di aver imparato che bisogna lasciare in pace coloro che non vogliono salire sul mio carro – e che sia follia promettere che la felicità altrui si trovi qui, accanto a me. Non è vero. Chi dice questo è un bimbo pericoloso e cattivo, che è convinto che chi dice lui sia felice nel fare felice lui. In questo modo ho buttato sulla pira oltre il 90% dei maschi che conosco, e molto del mio passato. Ma anche molte donne, sto imparando, funzionano così. Amen. Molte chiarificazioni non sono dovute, anzi. Se non scatta, non scatta, mi disse Gabriella, 40 anni fa, ed aveva ragione. Se poi le persone si accontentano perché scattino dinamiche infantili o limitate al sesso, non mi riguarda. Io rimango alla nostalgia, che nutre la parte migliore delle mie malinconie, quella delle sliding doors di cui mi sono accorto troppo tardi, o quelle che non ci sono state. E nell’augurarvi un anno di dolce malinconia e nostalgia per un futuro cui crediate con assoluta bramosia, vi regalo il brano che a mio parere, è il simbolo del sentimento che ho tentato di descrivere. Una cosa scritta da Mark Knopfler per un film intriso di nostalgia e malinconia, di non detto e non fatto, di cieli plumbei ed oceani stellati. Intitolata: “Andando a casa”, ovunque essa possa mai essere, che non l’ho mai scoperto… finora. Ringraziando il Cielo, una volta di più, per il meraviglioso viaggio avuto fino ad oggi, e per un paio di persone che, tuttora, lo rendono melodrammaticamente romantico e speranzoso.

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