Noi Europei abbiamo trattato con disprezzo, per secoli, la tradizione degli Africani di dividersi in base a ragioni tribali che fanno risaltare differenze che nessuno vede. Per un millennio li abbiamo ridicolizzati, dicendo che non fossero maturi per avere una democrazia. Ebbene, oggi abbiamo lo stesso problema nel Vecchio Continente. Che senso ha dividere la Catalogna dal resto della Spagna? Per un capriccio di milioni di catalani? Che si fa con i milioni di non-catalani che vivono laggiù? Un mega Ius Solii, come si farebbe nel Lombardo-Veneto, che se fosse indipendente si troverebbe con il 70% della popolazione composta da “stranieri” (da italiani)? E chi restituisce i soldi pagati dagli spagnoli per rendere la Catalogna ciò che è oggi? Eppure: è giusto prendere a manganellate le persone solo perché manifestano democraticamente un desiderio? Non vanno forse ascoltati i voleri del popolo, in democrazia? Ed infine: se la legge dice che, per andarsene dalla Spagna, devi ottenere un voto praticamente impossibile in Parlamento, ma la Costituzione l’hanno votata anche i Catalani, perché mai l’Esercito spagnolo non dovrebbe trattare i manifestanti come facinorosi da prendere a sberle? In un periodo diverso della mia vita avrei detto: questa è una situazione in cui non c’è una via d’uscita onorevole, perché ci sono responsabilità evidenti da ambo le parti. Oggi la penso diversamente. L’operazione mediatica compiuta dai politici catalani è criminale. Hanno portato all’isteria di massa una popolazione che vive nella pace, nella democrazia, nella prosperità (la Spagna non ha avuto né Monti né Renzi, quindi si è ripresa davvero dalla crisi del 2008), e lo hanno fatto con un cinismo spregevole. Lo stesso del governo centrale di Madrid. Tutti a volere il morto, per guadagnare voti. Uno schifo. Ok, direte voi. Ma se i Catalani vogliono questo, non hanno il diritto ad autodeterminarsi? Certo, e lo esercitino democraticamente nell’ambito delle leggi spagnole, che hanno permesso loro di eleggere un governo che, per nascondere sotto il tappeto le ennesime accuse di corruzione, ha scatenato questa follia. Leggi che, badate bene, i catalani hanno contribuito a scegliere e di cui hanno approfittato ed ancora approfittano. Il dilemma è quello di sempre. Se l’essere umano si comporta n modo autolesionista, bisogna fermarlo, o è un suo diritto farlo? Il fatto che danneggi anche le persone che gli vivono intorno è un prezzo che va accettato? Chi stabilisce dove comincia e dove finisce il diritto di ciascuno di essere isterico? Ho il diritto di trovare insopportabile un calciatore viziato che si scopre sacerdote della purezza della razza catalana, e poi ha sposato una sciacquetta di cantante pop sudamericana e vive di milioni datigli da coloro che dice di odiare tanto? Eppoi: cosa è democratico? Le primarie, nel corso delle quali dei poveracci vanno a votare Renzi per una monetina di nichel? O le Gigginarie, in cui forse 30mila nerd che vivono in un videogame nominano un ragazzino sciocco, corrotto ed arrogante a Primo Ministro? O il 92% di coloro che hanno votato al cosiddetto referendum di ieri, e vogliono la Catalogna libera? Sono costoro il 92% di coloro che vivono nelle province intorno a Barcellona? Mi viene in mente il personaggio di Gianrico Tedeschi nella versione TV della Vedova Allegra di Lehar, che si batte per una “Cornovaglia libera”. Ed il personaggio di Johnny Dorelli, che gli dà puntualmente dell’imbecille. In questi nostri tempi, chissà perché, il diritto all’imbecillità ed alla mancanza di responsabilità e consapevolezza è divenuto più importante del diritto a vivere, mangiare, essere curati, lavorare, cercare la felicità. La semplice regola aurea, che dice che la mia libertà finisce dove inizio ad intaccare quella altrui, è dimenticata. Ma le manganellate sui catalani non sono la soluzione, non si risolvono con misure di Polizia anni di mancata educazione genitoriale. Mi spiego meglio. Naturalmente ogni catalano ha il sacrosanto diritto di battersi per sottrarre la terra in cui vive (e che non gli appartiene) alla Spagna. Ma deve farlo nell’ambito delle leggi che ha contribuito a rendere vigenti, o con una rivoluzione. E se si accetta di fare una rivoluzione, si accetta che ci siano dei morti, tanti morti, e ci si assume (da ambo le parti) la responsabilità di questo, altrimenti si è esattamente alla stregua del dittatore della Corea del Nord, che in nome del suo orgoglio sembrerebbe pronto a scatenare una guerra atomica. Come diceva il dentista di Zagarolo, in Catalogna, una volta in più ed in una scala di grandezze inusitata, è pieno di gente che vorrebbe fare il frocio con i culi altrui.

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