– Mentre scrivo il primo canale radio della RAI discute con i cittadini di questioni di finanza. Ora viene detto a chiare lettere: a partire dalla primavera 2014 cominceranno ad arrivare a scadenza i bond legati alla crisi finanziaria del 2009, tramite i quali gli Stati nazionali hanno salvato le banche dal fallimento e sostituito, con i nostri risparmi, tutte le altre forme di garanzia sui derivati. Cosa succederà non lo sa nessuno, ma Italia, Spagna e Francia si oppongono con veemenza alla posizione inglese e tedesca: ovvero che, in caspo di disastro probabile, a pagare siano coloro che hanno sottoscritto i bond e, se non bastasse, gli “azionisti” dello Stato: noi. Senza voler passare da Cassandra (naturalmente si troverà una soluzione di compromesso che rinvierà e tenterà di spalmare sul tempo la catastrofe imminente) credo che l’umanità non possa rinviare sine die la fine del capitalismo finanziario che, nel 1973, ha sostituito il capitalismo commerciale. Dobbiamo trovare qualcosa d’altro. Il liberalismo, in questa chiave, è il veleno più pericoloso, perché sostiene che le “leggi dell’economia”, se rispettate, riporteranno tutto a posto. Si tratta della più grande e pericolosa bugìa del secolo. Esistono delle “leggi di natura” che si applicano alla fisica, alla chimica etc – e noi facciamo finta da decenni di poterle ignorare – ma non esistono “leggi dell’economia”. L’economia non esiste in natura, l’abbiamo inventata noi. Come diceva un nonno saggio, è la trasposizione pratica della cattiveria e pazzìa umana. Il liberalista convinto vuole che si accetti la follìa del genere umano come legge naturale per la gestione della realtà. Questa visione, che negli ultimi cento anni è costata la vita a miliardi di persone ed ha messo in ginocchio l’ecosistema, dev’essere sconfitta, oppure faremo strada alla vittoria dell’economia che, come ovvio, funziona perfettamente solo in assenza di deviazioni, quindi in assenza dell’umanità.

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