Ed ora Lando Fiorini. Certo, era antipatico a tanti. Certo, se la tirava da morire, lui che aveva iniziato con Armando Trovajoli, ed era entrato nella storia della canzone romana dalla porta principale, scritturato per “Rugantino”, ma è stato colui che, più di tutti, meglio di tutti, ha compiuto un lavoro certosino di recupero della canzone popolaresca di noi Romani, specie quella del 18° e del 19° secolo, che altrimenti sarebbe forse andata in gran parte persa. Aveva una voce notevole, era attentissimo ai dettagli, cantando una musica allora poco valutata con un amore pignolo, passione ed applicazione. Fin qui i fatti. Ma per me la sua voce è il mio papà da ragazzo, è il mio papà che va al lavoro e mi vuole accanto sull’apetto, è il mio papà che sorride, e che cambia modo di parlare quando parla con Mastro Tullio, perché vuole essere come gli altri, non darsi delle arie. E naturalmente Rugantino, e la venerazione per Nino Manfredi e Lea Massari, che assomigliava tanto a mamma mia. Rugantino è stato la prima lezione sull’amore, sulla paura della perdita, il mio papà che dà i baci alla mia mamma, rossa di vergogna, il mio papà che mi scompigliava i capelli, mi chiamava Palitto, e mi diceva: non c’è nulla che non si possa fare. Cosa sognassi è una cosa mia, e del resto non avevo nessuna coscienza di quanto fossi profondamente Romano. Me ne sono accorto quasi 30 anni dopo, mentre guidavo sull’autostrada svizzera ed alla radio uscì Lando Fiorini che cantava questa canzone ed io sentii che si scioglieva qualcosa dentro. Siamo ladri, infigardi, sboroni, pateticoni, esaggeroni, buciardi, piagnoni, caciaroni, tutto quello che volete. Ci commuoviamo ed abbiamo il coltello tra i capelli, sorridiamo e stiamo per combinarne una. Noi siamo le lacrime quando Anna Magnani insegue il camion e i tedeschi le sparano. Siamo Gigi Proietti che recita tutti i Sette Re di Roma e ripete “m’è schioppato un mardetesta…”, siamo le canzoni insopportabili sulla mamma, Falcao che si caga sotto a tirare il rigore contro il Liverpool, Francesco Totti che piange aggrapppato ai suoi figli, e siamo la rabbia impotente di fronte alla politica, allo scempio… Perché noi, come canta Lando Fiorini, avemo costruito per 2800 anni senza aver mai fatto buon fondamento. Non siamo capaci. Lando Fiorini lo ha rappresentato “all’estero” per quasi 60 anni. Una parte di noi. Della città di quando papà mio era un ragazzo, ed il futuro una melodia in La minore e Re maggiore settima.

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