Neil Young disse un giorno: questa è la canzone di tutta una vita. L’ha scritta Phil Ochs. La più giusta, bella, completa, unica. Mi ricorda delle cose terribilmente belle e dolorose e non la ascoltavo più da un milione di anni, perché credevo che quella parte di me fosse morta per sempre. Poi, una sera, Marcello De Dominicis e Simone Sabatino mi hanno costretto a ricordarla, e da allora non faccio altro che ascoltarla, ascoltarla, ascoltarla, e pensare, ricordare, ricordare, e pensare al futuro, a quando il fiume mi porterà via. E sono felice di quanto la vita mi ha dato.
“Siediti al mio fianco, stammi vicino come fossi aria
Condividi il grigio dei ricordi, vagando nelle parole, sognando le immagini
Perché parlo di quando tutto cambia
Le foglie verdi d’estate diventano rosse in autunno
Stingono in giallo e marrone e poi muoiono, soffocate
dal cerchio del cambiamento
Le scene della mia gioventù sono ancora calde nella mente
Visioni di ombre che brillano, finché un giorno sono tornato
E tutto era stato vittima del cambiamento
Follemente, la filatura del mondo va alla deriva nel buio
Un’altalena nelle cavità della foschia, una corsa intorno alle stelle, un viaggio
ma poi l’intero universo implode per il cambiamento
Momenti di magia illuminano la notte, le paure della foresta sono andate
Ma quando irrompe la mattina, allora sei travolto
Dalle gocce d’oro dell’alba e del cambiamento
Le passioni fanno parte di una strana melodia
Un incendio può bruciare anche se è freddo, noi come petali nel vento
Siamo burattini d’argento, stringhe di anime, del cambiamento
Le tue lacrime tremanti, ora che siamo altrove
Sono l’ultima coppa di vino che ci verrà versata e ti bacerò ancora
Per poi lasciare le rive del fiume, portato via dal cambiamento”.

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