Ho avuto ragione a sostenere che il referendum greco fosse irrilevante, ho avuto profondamente torto a credere che Tsipras avesse un piano B. Udo Gümpel ha avuto ragione, anche se i suoi toni li trovo inappropriati: il pacchetto firmato dal governo greco è peggiore di quello contro cui si era apparentemente opposto. Ma qui vorrei cercare di focalizzare la vostra attenzione sulla questione chiave, perché nella battaglia mediatica dei nostri tempi tutto viene trasformato in una partita di calcio. Nella politica, pur di salvare il Paese, si deve a volte perdere una partita, o addirittura un campionato. Tsipras sta facendo questo? No, sta facendo il contrario. Ciò che la Grecia necessita è un progetto di rilancio economico. Tsipras ha accettato condizioni capestro pur di arrivare a mettere le mani su una cifra ingente (quasi 35 miliardi) messa a disposizione dalla UE per il rilancio dell’agricoltura – e questo lo capisco. Ha colpito l’esercito e gli armatori e cancellerà le “baby”-pensioni – e questo lo condivido. Ma pagherà gli interessi in Euro tramite prestiti ad interessi salatissimi che, anche nella più ottimistica delle ipotesi, cancelleranno gli effetti di tutte le altre misure positive. Volete sapere perché lo ha fatto? Naturalmente la verità non la so, non la sa nessuno di coloro che scrivono sui giornali o straparlano in TV, ma c’è da credere che, come Matteo Renzi, quest’uomo abbia una sua percezione animale del movimento della piazza, e per lui vedere tanti Greci ancora ieri in piazza per evitare l’uscita della Grecia dall’Euro o dalla UE, sia stato un segnale contrario a quello che credeva di aver ottenuto con il referendum. Insomma, se la mia percezione fosse vera, avrebbe deciso in modo da conservare la sua posizione, per evitare una possibile caduta del governo, nuove elezioni, una crescita disastrosa di Alba Dorata, condizioni da guerra civile nelle strade. Resta tutto da dimostrare che, accettando questo pacchetto, non si arrivi esattamente allo stesso punto. Ed è qui che vi voglio. Se non si costruisce, si distrugge. Il post-capitalismo vigente è una macchina schiacciasassi che annienta chiunque (come la Grecia, l’Italia, la Francia) stia fermo. Nemmeno Tsipras è capace di pensare ad un modello diverso di sviluppo, crede anche lui alle superstizioni dogmatiche del capitalismo. E’ come per tutte le altre religioni: dapprima ti proibiscono la carne ed i rapporti sessuali liberi per ridurre le malattie nella popolazione – e quindi introducono un dogma basato su un fatto. Poi, quando quel fatto è superato, insistono ad imporlo contro ogni evidenza con la violenza e la superstizione – come è oggi per il capitalismo, morto nel 1973 come teoria economica e sopravvivente oggi, alle porte della prossima crisi globale, solo come superstizione e come macchina di tortura dell’Inquisizione (la troika, il FMI etc) impugnata da preti sanguinari e corrotti (le banche) per giustificare il loro potere contro il bene dell’umanità. Tsipras avrebbe potuto spiegare alla sua gente che bisogna tornare alle polis, che la Grecia ha mostrato al mondo già 2500 anni fa dove si debba andare, bisogna tornare al chilometro zero, alla tolleranza, alla democrazia di base, alla corresponsabilità, alla socializzazione dell’economia, contrapposta alla economicizzazione della società, di cui siamo vittime oggi. E poi smettiamola di fare ‘sto gran baccano. In Grecia si muore per circa 200 miliardi, mentre la Cina sta preparando un’esplosione intergalattica 100 volte più grave, e noi facciamo finta di non vederlo…

Lascia un commento