Siamo ad un passo dall’annuncio ufficiale. La “stagnazione secolare”, già preannunciata da due anni da molti economisti, è ad un passo. Finora abbiamo scherzato, la crisi vera è iniziata a gennaio 2016 e nessuno sa quanto durerà. Stamattina il FMI Fondo Monetario Internazionale ha reso noti i calcoli per l’immediato futuro ed ha tracciato un disegno dell’economia mondiale per molti versi peggiore di quello della crisi del 1929. Peggiore, perché stavolta è stata prevista e tutti coloro che potevano (come Mario Draghi) hanno fatto ciò che potevano per rimediare o almeno ritardare il botto. Cosa succede? Succede che i governi di tutto il mondo, di fronte ad alcune decisioni chiave, hanno fatto delle scelte, ed ora si paga il prezzo dovuto. Sulla questione della crisi finanziaria mondiale, legata al fatto che le bolle speculative da oltre 40 anni non hanno più nessuna relazione con l’economia capitalista reale (quella basata sulla creazione del plusvalore), i governi hanno deciso di salvare le banche, credendo che in questo modo le banche avrebbero salvato noi. Si sono sbagliati, perché le banche hanno usato quei soldi (che sono costati lacrime e sangue alla popolazione ed agli Stati, ed una carneficina tra le imprese industriali, l’industria estrattiva, le economie dei Paesi deboli e nel commercio globale) per raddoppiare le scommesse sui derivati, aumentando i debiti già parossistici del 2009. Ieri, infatti, le banche hanno varato il progetto Atlante, con il quale si è deciso che le banche, tra loro, organizzeranno un fondo salva-banche, perché i buchi creati dalla speculazione, non solo in Grecia, ma quasi ovunque, hanno superato la capacità degli Stati di far pagare ai cittadini i debiti delle banche. Nei dati pubblicati dal FMI scoprirete un dato curioso: in questo casino diminuisce la disoccupazione. Il che vuol dire che vengono (oramai da sei anni) diminuiti gli stipendi, erosi i guadagni delle industrie e dei commercianti, incoraggiata l’economia sommersa 8alla faccia della propaganda nella polemica mondiale sui Panama Papers. La diminuzione del potere d’acquisto della popolazione crea deflazione, che a sua volta crea una diminuzione del potere d’acquisto. Bisognerebbe fare il contrario. Dopo Mario Draghi, ora se ne è accorta anche Christine Lagarde, ma tutti hanno orrore di un fall out globale che cancelli il sistema bancario come lo conosciamo oggi (e che probabilmente è l’unica salvezza). Un altro dato importante da capire: si parla di crescita all’1,6% (meno dell’1% in Italia), ma non si dice che in quella cifra ci sono le vorticose spirali della finanza malata che coprono (solo apparentemente) un crollo verticale dell’interscambio commerciale ed industriale – che è quello che dà da mangiare alla gente. In questo quadro tragico, l’Italia è messa meglio della stragrande maggioranza dei Paesi mondiali. Il nostro export va benissimo, il nostro turismo ha subito duri colpi (gli arrivi per l’anno giubilare sono circa la metà di quelli previsti), ma nulla di comparabile al turismo dei Paesi in via di sviluppo, in cui il mercato è crollato in quote superiori (spesso) alla metà delle presenze e si è proceduti ad un taglio drastico delle tariffe, accelerando la crisi delle popolazioni che di quel turismo vivevano. In tutto il mondo, oggi, si discute di questo. Persino in Corea del Nord ed in Groenlandia. in Italia ne parla solo la radio, dando un riassunto incomprensibile di questa notizia al posto numero 9 in ordine di importanza, subito prima del pareggio in casa tra Roma e Bologna. Nei quotidiani nulla, tranne che nascosto sul twitter de Il Sole 24 Ore, che viene visto notoriamente solo da coloro che sanno leggere e scrivere, non preferiscono il Corriere dello Sport, non hanno la TV, non fanno parte di sette religiose (vegani, ciclisti, grillini, juventini etc) ed hanno un rapporto negativo con i videogames. I giornali preparano dei commenti per domani, per cui Palazzo Chigi ha già dettato la linea: i risultati pronosticati dal FMI sono in linea con la media europea, quindi va tutto bene. Sembra paradossale, ma gli unici a parlare a chiare lettere, oltre a Draghi e Lagarde, sono il candidato Repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti, il miliardario Donald Trump, una sorta di estremista grillino pieno di boria, volgarità e denaro, e Jens Weidmann, il presidente della Bundesbank, la banca nazionale tedesca. Tutti costoro dicono la stessa cosa: cancellare il debito, investire nei paesi in via di sviluppo in maniera onesta (ovvero non finanziando l’attività estera delle proprie aziende), abbattere le tasse, restringere drasticamente il numero degli impiegati degli Stati, aprire le frontiere, cancellare dazi e dogane. Vediamo cosa succede. Ora siamo al dunque, e, non ci crederete, sono moderatamente fiducioso. Renzi ed i politici italiani, in questa partita, non sono nemmeno invitati a far parte del pubblico. E del resto tra i nostri politici c’è gente come Matteo Salvini ed i neonazisti in Germania, Polonia, Ungheria, Svezia, che non capiscono la loro madrelingua, e sono convinti che costruire muri e distruggere tutto salverà non si sa chi. Come diceva John Belushi, quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. Le decisioni verranno prese ad altezze inimmaginabili al di sopra delle nostre teste. E da gente che ha capito esattamente in quali condizioni ci troviamo. Non fraintendetemi, non sto parlando del dramma degli immigrati, non direttamente, Ne parlerò altrove, sono già troppo verboso così.

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