La gran parte dei movimenti importanti dello sviluppo positivo della nostra cultura vengono dalla campagna, fin dal tempo dei Greci. Nel secondo dopoguerra, invece, la campagna è stata stroncata ed umiliata, l’agricoltura è stata ridotta ad oggetto di scherno, la produzione di cibo a qualcosa di assurdamente subalterno e malpagato, tant’è che oggi le multinazionali della chimica comprano la terra lasciata libera dalla fuga dalle campagne per farci colture intensive e nessuno sa bene di cosa e come. Noi siamo stati a suonare nel centro della campagna, a Roccastrada, fra le colline della Maremma, dove tutto è più vero, raccolto, univoco, sensato – ed è stata una notte emozionante, intensa, indimenticabile. Non posso nominare tutte le persone che mi hanno abbracciato alla fine, tanti nomi e visi allegri che non conoscevo, quasi tutti di nome Marcucci – come Leonardo, che è nato e vive lì. E c’era la sua mamma, la sua strabellissima mamma, a giudicarci con un’apparenza severa e con il cuore gonfio di passione. Perché di Roccastrada ricorderò questo: la passione, il suono della rabbia, della voglia, dell’allegria nonostante tutto, dell’incontenibile voglia di vivere, della voglia di sapere, capire, andare avanti. Una serata qui ti da la forza di continuare in cento città in cui la società umana è già morta e sepolta, in cui regnano i becchini di “Studio Aperto”, in cui il sangue scorre sovrano come tributo alla morte ed all’umiliazione. Ieri sera, allo Stadio dei Noci, il sangue bolliva sovrano nelle nostre vene e ci scaldava oltre quest’estate che sembra Africa. Alla fine, nemmeno so più a che ora, Michela Cohen ed io camminavamo sotto un manto invitto di stelle, stravolti e confusi. Non avevamo nemmeno più la forza di essere felici, per quanto eravamo allegri. Lo so, l’ho già detto: la vita è una cosa meravigliosa. Ma davvero, venite a sentirci, venite per credere e per condividere: la vita è una cosa me-ra-vi-glio-sa.

Lascia un commento