Nel febbraio del 1974 i Deep Purple erano (a mio parere) scivolati in una profonda crisi, dovuta in parte al fatto che il cantante Ian Gillan avesse lasciato il gruppo. Un anno prima, con “Made in Japan”, avevano pubblicato una pietra miliare della storia del rock: proprio loro, che erano dei nerd complessati, piccolo borghesi (tuttora noti per il razzismo e le posizioni thatcheriane prima e favorevoli alla Brexit poi) ed impacciati, avevano tirato fuori il non plus ultra del ruggito e della forza dal vivo – un miracolo. Ma dopo il tour giapponese non riuscivano a scrivere nuove canzoni che fossero a quel livello, la pressione aumentava, le liti interne spaccavano il gruppo, il cui vero leader, musicalmente, fino ad allora non era stato l’estroso chitarrista Ritchie Blackmore, ma il tastierista Jon Lord. Così Blackmore ed il nuovo cantante, Brian Coverdale (che più tardi fonderà i Whitesnake) tirarono fuori “Burn”, che diventerà il primo singolo e la base per l’album successivo omonimo, che uscirà nel 1975. Peccato che la musica di Burn fosse un plagio bello e buono di una canzone pubblicata a metà marzo del 1924 da George ed Ira Gershwin, “Fascinating rhythm”, che venne poi portata al successo da Fred Astaire. Ma il mondo dei fan dei Deep Purple non era interessato a certe sottigliezze, e di plagi, giù allora, ce ne erano a bizzeffe. L’inciso scritto da Jon Lord per “Burn”, per esempio, è stato poi copiato dagli Eagles per l’assolo di “Hotel California”, due anni più tardi – e comunque si tratta di una scala di Bach, quindi di cosa vogliamo parlare? Questo per dire che spesso, nella storia della musica moderna, già a partire da Cajkowskj, che nel “suo” “Capriccio Italiano” riscrisse una mezza dozzina di canti popolari del centro Italia, spacciandoli come proprio materiale, scopiazzare è lecito. L’importante è avanzare: nuovo sound, nuova velocità, nuova pressione. Ma io sono un vecchio brontolone, ed oggi festeggio i 94 anni di una meravigliosa melodia di uno dei più grandi compositori di sempre, che Burt Bacharach, Bert Kaempfert e gli altri hanno cercato di imitare, ma non hanno mai superato.

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