– Venerdì 8 giugno, a Zurigo, il famoso fotografo Miklós Klaus Rózsa è stato condannato ad una pena sospensiva con la condizionale più una multa per resistenza a pubblico ufficiale. Con una decisione storica, che cambia completamente la storia della libertà di stampa in Europa, Rózsa é divenuto il primo giornalista condannato in base ad un’interpretazione fascista della legge. Cosa ha fatto: ha fotografato la Polizia svizzera, fra le più violente al mondo (la percentuale di feriti e morti causati dall’intervento della Polizia elvetica è, in proporzione alla popolazione, inferiore solo al Venezuela, la Birmania e la Nigeria), sparava proiettili di gomma in faccia ai dimostranti pacifici che facevano un sit-in nello stadio. Con questa sentenza lo Stato svizzero ha sancito che fotografare le forze di Polizia durante i loro interventi sia proibito. Come scritto nella sentenza, è proibito dare alla popolazione l’impressione che la Polizia non rispetti le regole democratiche. In questo senso, fin dal 1956 (quando la Svizzera arrestò e torturò molti esponenti di sinistra accusandoli di aver, con la propria militanza politica, implicitamente appoggiato l’invasione dell’Ungheria da parte dell’Esercito societico e poi proibì il Partito Comunista) la Svizzera é stata una sorta di laboratorio delle leggi fasciste in Europa. Non dimentichiamo che la Svizzera appoggia le iniezioni di medicinali ai richiedenti d’asilo che vengono rimpatriati (uno su venti di questi muore durante il trattamento) e punisce, nel giornalismo, il reato di attacco alla sicurezza interna del Paese, con la quale misura si proibisce ai giornalisti di scrivere su argomenti delicati di interesse nazionale in mancanza di un comunicato stampa ufficiale del governo. La Svizzera è oggi una dittatura sotterranea e gestita con un generale sostegno popolare – anche perché a causa della grande mescolanza di abitanti un abitante su tre non ha diritto di voto, un abitante su tre rinuncia a votare… La condanna di Klaus Rózsa è un fatto gravissimo, sottolineato dal fatto che nessun giornale elvetico ha commentato la notizia o ha protestato per l’ennesimo attentato alla libertà. Che non ci si meravigli poi se le finanze dei nazionalsocialisti di Germania, di Croazia e di altri Paesi vengano orgogliosamente gestite in quel Paese. Vi invito a scrivere a Erich Schmid, che troverete fra i miei amici di Facebook, per esternare la vostra solidarietà con un gioranlismo vittima di un governo repreessivo e violento come quello svizzero.

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