– Un anno fa, giorno più giorno meno, iniziava uno dei periodi più duri e dolorosi della mia vita. Il risultato di quei giorni sono di diversa natura. Sono ingrassato nuovamente, perché la mia disaffezione nei miei confronti è tornata a farsi sentire, legata soprattutto alle incertezze professionali legate alla crisi globale ed al pesante effetto che questa ha avuto su tutto ciò che mi circonda. Sono tornato a vivere a Roma, non perché lo volessi, ma perché un destino benigno ha deciso che fosse arrivata l’ora, per me, di guardare in viso i fantasmi del passato ed imparare a distinguere ciò che è da ciò che non è mai stato. Dopo averlo sognato per oltre 40 anni, ho scritto un’opera teatrale-musicale tutta mia, e l’ho portata in scena, imparando a conoscere nuovi limiti delle mie capacità, ma anche nuove forze e nuove competenze. Dopo aver cercato di essere tante cose in tante nazioni diverse ho imparato che, se non mi deciderò a divenire me stesso, non avrò mai un’occasione vera per raggiungere la serenità. Quanto alla felicità, l’ho barattata con l’inquietudine ed il talento, e con questo fatto devo imparare a fare pace. Ho scritto questa nuova canzone, intitolata “Mai”, che è il pendant alla grande canzone scritta un anno fa, “Per sempre”, che è stata la sigla di una vita che avrebbe potuto essere e non sarà. Buffo che la canzone nuova sia un inno alla speranza, come quella dell’anno scorso, in fondo, era un sogno disperato rivelatosi poi un incubo schizofrenico e deviante. Ma la musica resta ciò che è, è il libro a scrivere l’autore, e non il contrario. E per festeggiare questo avvenimento vi regalo, con un paio di lacrime di commozione e magari di sciocca autocommiserazione, il pezzo più importante, struggente e malinconico, del più grande musicista della mia città d’adozione, l’adorata Erfurt della mia interminabile ed eppur terminata adolescenza: Johann Pachelbel. youtube.com/watch?v=6wpPk8qk3uQ

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