Quanto accaduto nelle ultime ore tra Italia ed Egitto, sommato all’importante articolo apparso sul New York Times (https://www.corriere.it/cronache/17_agosto_15/caso-regeni-obama-aveva-prove-esplosive-ha-girate-all-italia-6ed13adc-81e8-11e7-9831-672d22e52341.shtml), ci permettono per la prima volta un’analisi sul Caso Regeni che non sia pura demagogia. Cerco di essere il più breve possibile. Primo: Giulio Regeni era innocente, ed è stato seviziato ed ucciso da militari egiziani, poco importa se appartenenti a questo o quell’apparato di sicurezza. Per l’ennesima volta ci si trova di fronte all’evidenza: l’Egitto, per i cittadini occidentali, è sicuro solo se ci si va dotati di quattro guardaspalle armati fino ai denti. La morte di Regeni è orribile, uno sconcio, una vergogna. Ma, se siamo pragmatici, non è la sola morte di qualcuno in Egitto, negli ultimi dieci anni, che rivesta queste caratteristiche – il che non diminuisce l’orrore legato alla fine di Regeni, ma lo rende sistemico, quindi ne peggiora il quadro all’interno nel quale è stato compiuto. Un conto è che muoia un ragazzo per mano di quattro forsennati, magari ubriachi o drogati, e tutt’altra questione è se uno Stato, l’Egitto, decide politicamente l’annientamento di cittadini stranieri che si trovano sul suo suolo. Ora la Procura della Repubblica può fingere quanto vuole di portare avanti un’inchiesta, la soluzione si sa già: lo Stato egiziano è colpevole di tortura ed omicidio. Punto. Secondo: l’Egitto è un Paese fondamentale nello scacchiere mediorientale, perché è solidale con Israele, ed è inviso al wahabismo dei Sauditi. Per ciò che riguarda l’atteggiamento nei confronti ella Fratellanza Islamica mi permetto di sospendere il giudizio, perché quell’organizzazione è tutt’altro che monolitica, ed il governo di Al Sisi è un pateracchio che sta su con lo sputo, la corruzione e la violenza. Ora che Donald Trump è alla Casa Bianca, Cairo può fare ciò che vuole, Trump lo ha detto chiaramente. Noi italiani, come al solito, facciamo buon viso a cattivo gioco, e riportiamo l’Ambasciatore al Cairo, dopo che l’articolo del New York Times rivela che i dipendenti dell’Ambasciata erano terrorizzati all’idea che chiunque di loro avrebbe potuto essere il prossimo, dopo Regeni. La famiglia di Giulio è indignata, offesa, ferita. Hanno ragione. Io, come italiano, mi sento indignato, offeso, tradito, preso per il culo. Le Ambasciate esistono per garantire la sicurezza degli affari e dei cittadini italiani in un determinato Paese. In Egitto questa funzione non può essere garantita. Per gli affari quotidiani sarebbe bastato usare un ufficio in Israele. Se Gentiloni rimanda giù i nostri diplomatici, vuol dire che assolve Al Sisi ed il suo governo. Vergogna. Specie quando Gentiloni (che al tempo dello strazio di Regeni era Ministro degli Esteri) si presenta alla stampa e dichiara delle bugie pietose, meschine, inaccettabili. Mi ricordava il Maresciallo Petain che parlava alla Francia alla radio dopo l’invasione di Parigi. Terzo: l’ENI ha degli interessi rilevantissimi in Egitto ed in Libia, ed ha bisogno dell’appoggio del governo egiziano, quale che sia. L’articolo del New York Times denuncia chiaramente le indebite intromissioni di Descalzi & Co. per depistare le indagini, e spiega che Matteo Renzi, di fronte a questa evidenza, è stato zitto. L’ENI è l’azienda più importante d’Italia, quella che paga più tasse, quella che da sola sposta il PIL. Che vuol dire questo: che ha sempre ragione? No. Anche perché Descalzi non è infallibile come pretende di essere il Papa, ma un manager potentissimo – e fallibile. Ha una moglie congolese che, nel suo Paese, si è costruita la fama di essere uno squalo e di aver usato il potere del marito per diventare miliardaria. Me ne frego se è vero o no, mi importa solo affermare che Descalzi non porta con sé la Verità in saccoccia, e che commette errori. Che è certamente incazzato nero per come lo Stato italiano ha gestito, negli ultimi anni, le crisi di Libia e Nigeria, che sono i Paesi da cui viene la maggior parte del petrolio “italiano”., e che è furente per come il Francese Vincent Bolloré freghi il business africano all’ENI grazie al controllo (che gli è stato regalato da governi imbecilli e corrotti) su Telecom, Generali e compagnia cantante. ENI ha deciso che Regeni, in confronto alla pace con Al Sisi, è irrilevante, e Gentiloni ha eseguito gli ordini. Un’aggiunta importante: sono tanti gli europei che vengono trucidati in Egitto ed in Paesi consimili. I loro corpi scompaiono. Regeni è stato fatto trovare apposta, con uno scopo preciso. E noi abbiamo fatto “pippa”. A me, a tutti noi, non resta che l’ennesima occasione per vergognarsi profondamente di essere italiani. Non oso immaginare come mi sentirei se fossi un parente di Giulio Regeni, ma credo che sarei pronto ad andare a Palazzo Chigi a prendere tutti a sberle, quei Signori del Governo Italiano con quelle insopportabili facce di tolla da quaqquaraqquà. Ci resta l’evidenza dei fatti: Ustica, la Strage di Bologna, et cetera, non hanno insegnato nulla. Ancora una volta la politica, di fronte ad una scelta da fare, ha finto di essere morta. E noi siamo ostaggi di chiunque, persino di un coglione ceceno in una discoteca. Tre di loro ammazzano un ragazzo italiano, il magistrato locale vede il filmato che abbiamo visto anche noi, e rimette in libertà due assassini su tre. Mi viene da vomitare.

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