Scrive Flavio Pasotti, e condivido completamente: “Parto da una considerazione: la scena politica è coperta sostanzialmente dalle divisioni interne del PD, dalle sparate dei leghisti e da qualche alzata di ingegno di Alfano. Silvio Berlusconi è sostanzialmente sparito ed anche Brunetta, negli ultimi tempi, ha nettamente abbassato gli apocalittici toni di prima delle ferie. Berlusconi intanto va in Crimea. Dico: in Crimea. Incontra l’amico Vladimir Putin, come spiegato in qualche servizio televisivo che non è nulla rispetto alla rilevanza della visita: Berlusconi rimane il più alto esponente politico europeo ad aver mai messo piede nella Crimea annessa, e guarda caso, qui non si apre nemmeno uno spiffero di polemica. Eppure un governo atlantico ed europeo avrebbe avuto tutto l’interesse ad inchiodare un avversario su una cosa simile, per giunta servita su un piatto d’argento. Invece da Palazzo Chigi, dal ministero degli esteri e dal PD non esce nulla, non un solo spiffero. Nel frattempo Matteo Renzi alza il peana sulla sua azienda prediletta, quell’ENI, amministrata da De Scalzi, per il quale il premier si è esibito in coperture magistrali rispetto ai procedimenti giudiziari aperti. La scoperta del giacimento egiziano, e la sua pubblicizzazione, poi, sembra un documentario di Sergio Zavoli sulla epopea di Mattei. Si tratta in realtà di un giacimento che era conosciuto da parecchio tempo, se non nelle quantità, almeno nella sua esistenza. Ora diventa quasi un successo del governo, come se a trivellare ci fosse stato Matteino “di pirsona pirsonalmente”. In Medio Oriente la diplomazia italiana è attivissima sul fronte egiziano, come testimoniano: a) le reciproche visite e i contatti con il presidente Abd Al-Fattah Al Sisi; b) il sostegno guerresco subito ritirato per un intervento al fianco del governo di Tobruk, sostenuto dagli egiziani; c) la contemporanea aperta sfiducia nella mediazione Onu di Bernardino Leon. Insomma, per ragioni tutte legate all’ENI, noi stiamo con l’Egitto più di quanto sia garbato ad Obama e ad altri libici (dove sono finiti i tecnici Eni rapiti nell’incredibile trasferimento terrestre tra Tunisia e la base offshore di fronte a Tripoli?). Nel frattempo accadono molte altre cose in zona: in Israele il governo di Bibi Netanyahu viene duramente contestato per la gestione del Leviathan, il mega giacimento di gas perforato da israeliani ed americani (37%) nel triangolo di mare tra Israele, Libano, Siria e Cipro: un giacimento ricchissimo che avrebbe dovuto sfamare, oltre a Israele, la Giordania e l’Egitto (prima della “rivelazione” dell’ENI). Accade però che oltre alle contestazioni turche, tacitate qualche mese fa, oggi quegli impianti si trovino a un tiro di schioppo (letteralmente) dalle nuove basi russe in Siria e che la presenza dei russi in forze metta la sicurezza di Israele a dura prova: come continuare ad attaccare i convogli Hezbollah col rischio di trovarci sopra i marines russi esponendosi ad un incidente internazionale e ad una risposta militare? Come difendere l’esposto impianto estrattivo del Leviathan? La soluzione allo spregiudicato Bibi viene suggerita: si tratta di internazionalizzare i pozzi, magari favorendo un investimento russo negli stessi (posto che gli americani accettino, ma la loro capacità di pressione nell’area è oggi indebolita dalla presenza fisica russa). Come aprire un tavolo di negoziato con Vladimir Putin? Silvio è perfetto: è amico di Putin ed ha ottimi rapporti con la comunità ebraica e con Israele. Bisogna solo risolvere il problema di un premier di un governo amico che fa affari tramite il leader dell’opposizione di un altro governo amico. Bibi Netanyahu vola a Firenze a fine agosto, parla con Matteino praticamente solo di quello, viene ottenuto il via libera su suggerimento Eni ed ecco che Silvio parte per la Crimea. I risultati: sui giornali italiani la linea della nostra politica estera viene definita suggerendo a Matteino di concentrarsi su Libia ed Egitto. L’Egitto oggi è pur controvoglia un ottimo alleato di Israele. Renzi e Berlusconi si trovano dalla stessa parte, perché tutti e due vogliono che i problemi con i russi si risolvano in fretta. Nel frattempo si fa qualche affare internazionale sull’energia e non si sa mai che questa luna di miele economica serva anche per la riforma del senato, quindi abbassiamo i toni e vediamo cosa succede: urli pure la Lega, FI sta coperta. Dopotutto Renzi è sicuro dei numeri ed è pronto a rivolgersi ad altre forze per ottenere la vittoria sulla sua minoranza. Insomma, nella politica italiana la puzza di gas non è mai stata così forte e non perché il metano sia un sottoprodotto degli escrementi di cui è ricca”. Quindi, come sospettavamo da mesi, Renzi e Berlusconi governano di fatto insieme, perché condividono analisi e strategia. Solo i sempliciotti, grazie alle minchiate interstellari di Salvini, credono ancora ad una qualche differenza tra sinistra e destra (che sono morte, entrambe, oramai da quasi vent’anni). Aggiungo una considerazione. Già in passato avevo espresso un’opinione impopolare: nonostante il barzellettismo egotico dei governi Berlusconi, Silvio sulle questioni dell’energia e del posizionamento italiano nei confronti dei Paesi arabi e slavi ha spessissimo avuto ragione. Il fatto che persino Renzi sia in grado di capirlo mi stupisce, ma anche mi rallegra.

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